Passa ai contenuti principali

La notte dei libaeti, nonostante il Coronavirus


Quando mi è arrivata la notizia di questo evento dagli amici Agitatori Irrequieti Gian dei Brughi, mi sono subito chiesta "che cosa sono i libaeti?" Per una certa assonanza mi sono venute in mente le libellule e, anche se il significato è completamente diverso, le due parole hanno la stessa leggerezza.
"I libaeti" come spiegano gli Agitatori Irrequieti Gian dei Brughi "sono dei piccoli lumi colorati, un filo di cera colorata che si arrotola nelle più svariate forme , con fili d'oro e d'argento..." 
Erano le luci con cui in Liguria si onoravano i morti, splendide candele di cera colorate illuminavano chiese e case nella notte fra l'uno e il due novembre.
Gli Agitatori Irrequieti Gian dei Brughi, si sono inventati, con la loro sempre fervida intelligente creatività, tre anni fa, un evento straordinario: un percorso nel bosco (nei dintorni di Sussisa, una frazione di Sori, vicino a Genova)  fra musica e lettura, nel ricordo di chi non c'è piu, per commemorare la "festa" dei morti e recuperare questa bellissima tradizione.
Ma questi sono giorni difficili: il Coronavirus non da tregua ed allora gli Agitatori Irrequieti hanno preferito celebrare la ricorrenza on line.
Chi crede, ed anche chi è agnostico, sa che i morti non ci abbandonano, non sono forse come delle libellule che ci volano intorno per parlarci ancora di sè?
Ed ecco gli Agitatori Irrequieti Gian dei Brughi, rigorosamente con mascherina, con la loro incisiva recitazione in uno scenario avvincente che elimina la "freddezza"della morte, accompagnati da delicati ed eleganti stacchi musicali
Conclusione perfetta con " 'A livella" di Antonio De Curtis, l'insuperabile Totò ancora una volta ci strappa la risata.
Il video, ottime le riprese e il montaggio a cura de " Il pigiama del gatto", lo potete trovare a questo indirizzo:

Commenti

Post popolari in questo blog

Matteo: un giovane "reporter"

Matteo Iacopini ha 15 anni, negli occhi la luce di un'intelligenza vivace, ma anche i barlumi di una fanciullezza appena lasciata : scuri e vivaci, scrutano l'intervistato, pronto ad ascoltare e, se è il caso, a ribattere. Sì perchè Matteo ha una passione, intervistare, raccontare: vuole essere un reporter. Ha cominciato per gioco a 13 anni,  andando con gli amici a Ponte Milvio, anzi a Ponte " Mollo" come lo chiama lui e i "vecchi" romani, quelli proprio "de Roma" e facendo le sue prime interviste. E adesso " per Matteo è diventato un lavoro" mi racconta il padre, l'Avvocato Luca Iacopini, da lui Matteo ha ereditato l'acutezza e la rapidità, ma sicuramente anche la mamma Valentina Temperini ha messo del suo in un figlio così "speciale". Studia, ma quel correre a cercare le curiosità, i pareri dei suoi coetanei  e dei passanti sui più diversi argomenti è diventata la parte centrale della sua vita, Matteo si considera un ...

Alla riscoperta del grande cinema a Fregene : la casa di Federico Fellini

  Percorriamo in bicicletta, Monica ed io, i vialetti di Fregene, alla ricerca della casa di Federico Fellini e Giulietta Masina, in Via Portovenere. Eccola! C'è un pò di emozione in noi, perchè tutto quello che riguarda il grande Maestro emoziona ed immaginare che, in un periodo della sua vita, abbia vissuto in questa casa, passeggiato nel giardino, pensato i suoi magici film, creato i suoi disegni ci fa muovere quasi con circospezione al di là del cancello, come se il Maestro fosse ancora lì e noi lo potessimo disturbare. Federico Fellini e Giulietta Masina misero su questa casa nel 1961, come racconta la stessa Masina a Costanzo Costantini. La grande coppia si innamorò di Fregene verso la fine degli anni cinquanta e decisero di comprarsi la casa dove trascorsero periodi sempre più lunghi. Diventata troppo piccola, perchè "affollata" dai moltissimi amici del mondo del cinema, nel 1966, comprarono un terreno dove costruirono una grande villa a due piani a Via Volosca 1...

BUONA SANITA': cronaca di un intervento chirurgico all'Ospedale Sant'Eugenio

Arrivo all'ospedale Sant'Eugenio di Roma con un po' di timore perché quando si entra negli ospedali non si sa mai quello che si può trovare, troppi episodi di malasanità ci hanno messo sul chi va là ed invece...Mi hanno chiamata per fare le analisi in vista di un intervento all'occhio ( cataratta). Puntuale alle 7.20 ( mi avevano detto 7,30) sono davanti alla stanza 12 del Reparto Oculistica diretto dal Prof. Romolo Appoloni. In un corridoio si aprono le stanze dove veloci e professionali infermiere ti chiamano, dopo averti dato l'apposito numeretto, per il prelievo del sangue, l'elettrocardiogramma e la visita oculistica. Mentre un paziente fa il prelievo, un altro esegue l'elettrocardiogramma e un altro ancora la visita oculistica. Tutto si svolge all'insegna dell'ordine e dell'organizzazione. Alle 8 ero fuori dall'ospedale notando come questa efficienza avesse trasmesso tranquillità, non solo a me, ma a tutti i pazienti, che comunque dov...