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Visualizzazione dei post da luglio, 2021

"Chiudi gli occhi e....." ....gli Agitatori chiamano.....

 A Primavera inoltrata, durante le camminate a Villa Pamphili, la mia sosta preferita è sotto l'ombra di un poderoso tiglio. Il profumo dei suoi fiori, piccoli grappoli pieni di boccioli che si aprono in fiori bianchi e leggeri, come i soffioni che sbucano sui prati, quelli che da piccola mi insegnavano a raccogliere ed " inviare" (" sono baci che arrivano a chi li dedichi", mi diceva mia madre) è così particolare ed intenso, che mette in ordine i miei pensieri, rende più chiare le idee. Non ho bisogno di altro: nè di toccare, di guardare, di sentire, di ascoltare, quell'odore penetrante acutizza la visione della vita: la forza dell'olfatto. Gli Agitatori  Culturali Irrequieti Gian dei Brughi,  con la solita vivacità intellettuale che li contraddistingue, ci propongono un altro "  Appuntamento Siderale"   sottolineando l'importanza di questo prezioso senso nella serata "Chiudi gli occhi e....." , il 10 agosto  , alle ore 21.00 a

Estate: l'odore del limoncello

Le mani di Monica, abili e veloci, tagliavano la buccia dei limoni del suo giardino. Li prendeva uno ad uno dal cestino bianco che riempivano con il loro allegro colore giallo, faceva girare il coltello tutto intorno al limone fino a far cadere, come un ricamo, la buccia sul tavolo. Li tagliava a pezzi mettendoli in un barattolo e versandoci l'alcool .... Preparava il limoncello.  Sedute una di fronte all'altra si parlava: d'amore, di vita, delle storie che ci avevano fatto crescere così come siamo. Il salone si riempiva dell'odore dei limoni, forte, intenso come il particolare profumo che hanno i limoni della Costiera Amalfitana. Le vetrate del salone erano così lucenti da sembrare non ci fossero, tanto da avere la sensazione di non essere intorno ad un tavolo, ma sospese sul prato. L'estate per me è cominciata così, sentendo l'odore del limoncello fatto alla perfezione da Monica, perchè, nel frattempo, una bottiglia gelata di limoncello già pronto, aveva preso

Marx può aspettare

 Uscendo dal cinema dopo aver visto il bellissimo "Marx può aspettare" di Marco Bellocchio, hai l'impressione di avere qualcosa in più, un sentimento di compassione e allo stesso tempo di razionale malinconia  ti invade. Le incomprensibili tragedie della vita diventano più comprensibili anche se non ci sono risposte. Perchè si è ucciso Camillo a soli 29 anni? Una delusione d'amore? Il sentirsi inadeguato rispetto ai suoi fratelli più riusciti nella vita? Non si sa.... Cosa non hanno capito i suoi genitori, la sua famiglia? Non si sa.... Marco Bellocchio cerca di spiegare ai figli Elena e Pergiorgio la sua "assenza" nei confronti del fratello gemello, i suoi "non ricordo" sono di un'umanità disarmante, sembrano privi di emozione, ma in realtà quella vita perduta pesa come un macigno sulla vita sua e dei suoi familiari. Il cinema si intreccia alla vita in questo emozionante documentario, la famiglia che racconta diventa la tua famiglia, quel parl

Il fascino di Roma estiva.....e Michelangelo...

Roma è capace di farti voltare le spalle al mare senza rimpianti, in giornate come queste che regalano il famoso venticello romano... Scendo da Porta San Pancrazio con la freschezza degli alberi di Monteverde Vecchio che mi accompagnano,  proseguo per Trastevere. Le persone sembrano allegre ...si spera che il  covid sia alle spalle...arrivo a Ponte Sisto per ammirare lo spettacolo del Ponte di cartone, il Ponte Farnese, con tre grandi palloni areostatici che, a mo' di mongolfiere, lo sollevano creando un spettacolo suggestivo sul Tevere. L'opera dell' artista francese Olivier Grossetete e' ispirata ad un progetto incompiuto  di Michelangelo Buonarroti, commissionato da Papa Farnese al Genio e mai portata a termine, avrebbe dovuto collegare Palazzo Farnese con Villa Farnesina. Mi affaccio da Ponte Sisto, scendo le scalette a passo veloce incuriosita dal ponte di cartone appoggiato in banchina con accanto una nuvola bianca . ...i palloni sgonfi....un  auto della polizia a

Creatività in Rai

 Ho lavorato in Rai fino al 2017 e quando ricevevo un attestato di stima per il mio lavoro pensavo sempre che ero stata fortunata perchè la mia formazione professionale era avvenuta negli anni ottanta, novanta, quando  i "capi" trasmettevano il loro sapere.  Anche la creatività si insegnava. Qualcuno di noi era naturalmente più creativo, più fantasioso, ma si insegnava l'attenzione che il nostro mestiere richiede sia di giornalista che di regista. Il gusto dell'immagine, l'attenzione al particolare, il saper raccontare quello che si vede... Le riunioni di redazione presiedute dal mitico Brando Giordani, giornalista, Capostruttura, Direttore di Rete di Rai Uno, erano un vero e proprio "esame" per i partecipanti, anche se il saper ridere non mancava mai. Quando uno di noi redattori presentava  il proprio pezzo, era famosa la frase di Giordani: " sì , l'idea è buona, ma non ho capito bene cosa si vede..." sorrideva, ma i brividi scorrevano sul