Arrivo all'ospedale Sant'Eugenio di Roma con un po' di timore perché quando si entra negli ospedali non si sa mai quello che si può trovare, troppi episodi di malasanità ci hanno messo sul chi va là ed invece...Mi hanno chiamata per fare le analisi in vista di un intervento all'occhio ( cataratta). Puntuale alle 7.20 ( mi avevano detto 7,30) sono davanti alla stanza 12 del Reparto Oculistica diretto dal Prof. Romolo Appoloni. In un corridoio si aprono le stanze dove veloci e professionali infermiere ti chiamano, dopo averti dato l'apposito numeretto, per il prelievo del sangue, l'elettrocardiogramma e la visita oculistica. Mentre un paziente fa il prelievo, un altro esegue l'elettrocardiogramma e un altro ancora la visita oculistica. Tutto si svolge all'insegna dell'ordine e dell'organizzazione. Alle 8 ero fuori dall'ospedale notando come questa efficienza avesse trasmesso tranquillità, non solo a me, ma a tutti i pazienti, che comunque dovevano sostenere un intervento chirurgico che spesso crea paura e stress, soprattutto in un organo delicato come l'occhio. Una diecina di giorni dopo vengo chiamata per l'intervento. Ore 7 puntuale entro nella sala d'attesa predisposta. Poco dopo arriva una gentile infermiera che prepara le nostre cartelle e ci versa il collirio preparatorio. Vengo chiamata per entrare nella sala operatoria. Ci sono due sale comunicanti. Una, dove si entra in due e continua la preparazione con le gocce di collirio e dove un gentile e professionale Dottore manovra una macchina di alta tecnologia (" ne esistono solo in tre ospedali a Roma" mi racconta mentre non perde di vista i delicati strumenti) ti fa sdraiare su un lettino ( una specie di tac aperta) e per una trentina di secondi ti bombarda l'occhio spezzettando il cristallino e rendendo, in questo modo, più veloce l'intervento vero e proprio. Intorno a te si affollano in un "balletto" operoso ma tranquillo medici, infermieri, operatori sanitari, il loro "ciacolare", anche di cose quotidiane, rende l'atmosfera familiare e piacevole. Solo una squadra affiatata e professionale è capace di questo. Arriva poi il Primario, il Prof. Appolloni che, con la sua affabilità, rende il tutto più armonioso e sereno. I capellini dei medici, con una fantasia colorata che, dato il collirio preposto a dilatare la pupilla, non distinguevo bene, colpivano però lo sguardo con i loro colori rosso, verde, azzurro, che toglievano, se mai ce ne fosse bisogno, qualsiasi senso di freddezza alle sale. L'operazione dura pochi minuti, per l'indiscutibile abilità del Primario. Vengo riaccompagnata dal Professore nella stanza attigua dove Alessandra, l'infermiera che ci aveva preparati all'intervento, mi istruisce su quello che devo fare nei prossimi giorni, è di poche parole, ma si sente che è partecipe e contenta che l'intervento sia andato bene. Un reparto funziona non solo per l'alta professionalità, ma perché l'organizzazione è perfetta e dietro il "ciacolare" c'è una sintonia di tutti i componenti che fa sentire i pazienti al sicuro, dietro gesti che possono sembrare ripetitivi c'è l'umanità, il cuore, l'intelligenza di chi ha scelto questo lavoro. Il Primario, come un direttore d'orchestra , dirige la bravura dei singoli e la rende "musica". Dopo l'operazione scendo al bar per prendere un caffè ed anche la cassiera è sorridente e cortese come le cameriere che prendono al banco la consumazione...Dimenticavo: nessun medico, operatore, infermiere è mai entrato nella stanza senza dire: "Buon giorno". Ho visto i pazienti andare via sorridenti e tranquilli e credo che, insieme alla riuscita dell'intervento, questa sia la grande vittoria della Buona Sanità. Non conosco gli altri reparti dell'Ospedale Sant' Eugenio, ma sicuramente il Reparto Oculistica è un'eccellenza italiana.
Percorriamo in bicicletta, Monica ed io, i vialetti di Fregene, alla ricerca della casa di Federico Fellini e Giulietta Masina, in Via Portovenere. Eccola! C'è un pò di emozione in noi, perchè tutto quello che riguarda il grande Maestro emoziona ed immaginare che, in un periodo della sua vita, abbia vissuto in questa casa, passeggiato nel giardino, pensato i suoi magici film, creato i suoi disegni ci fa muovere quasi con circospezione al di là del cancello, come se il Maestro fosse ancora lì e noi lo potessimo disturbare. Federico Fellini e Giulietta Masina misero su questa casa nel 1961, come racconta la stessa Masina a Costanzo Costantini. La grande coppia si innamorò di Fregene verso la fine degli anni cinquanta e decisero di comprarsi la casa dove trascorsero periodi sempre più lunghi. Diventata troppo piccola, perchè "affollata" dai moltissimi amici del mondo del cinema, nel 1966, comprarono un terreno dove costruirono una grande villa a due piani a Via Volosca 1
Commenti
Posta un commento