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Il Ponte di Genova....insegna

Eccolo! Forte e svettante come la freccia lanciata da un arco, potente come lo scafo di una nave, il ponte di Genova ideato da Renzo Piano sulle rovine del Ponte Morandi. Gli ultimi 44 metri sono stati innalzati, la determinazione, la competenza, il coraggio hanno vinto. In questi tempi bui e duri del Coronavirus i Genovesi hanno continuato, passo dopo passo, con la caparbietà, l'intelligenza e la solidarietà di cui sono pieni dentro all'anima. Imperversa  il Coronavirus e loro continuano a lavorare, a tirar su pezzi di cemento, reagiscono alla positività di uno di loro al maledetto virus rafforzando le misure di sicurezza, ma vanno avanti non si fermano, hanno ben chiaro il traguardo: il ponte deve ritornare a collegare Ponente e Levante. Dopo il crollo del 14 agosto 2018, tanto irreale da sembrare la sequenza di un film e non la realtà tragica definita da 43 morti, il ponte si staglia nel cielo di Genova. Marco Bucci, il Sindaco di Genova,  forse guarderà quest'opera con un misto di fierezza e tenerezza, certamente è suo il merito di essere riuscito a superare ogni ostacolo, e lo guarderanno con fierezza  ed emozione  i Genovesi che non si sono arresi e che ci hanno creduto e guarderanno al ponte gli Italiani, con il naso all'insù, aperti a un nuova speranza.
Si parla in Europa di "Modello Genovese" per l'abilità e la velocità con cui il progetto è stato realizzato e sicuramente è così, ma io credo che nei loro cuori rigorosi tanto da sembrare ruvidi, i Genovesi siano solo contenti di un lavoro ben fatto, perchè sono fatti così, silenziosi e testardi, ma con un cuore grande che più grande non si può.
Quel ponte ha tirato fuori qualcosa di eroico dall'animo umano.
Ho percorso tante volte il  ponte Morandi dall'aeroporto a Genova , a volte in macchina con i miei cari Elena e Lorenzo, immersi in chiacchiere gioiose, a volte in taxi correndo per un'intervista od un servizio, ogni volta con la felicità di essere a Genova, in una città tanto amata come i miei amici imperdibili la Pongi e Doretti.
Ripercorrendolo sfioreremo con le dita la cicatrice profonda dei 43 morti.


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