Passa ai contenuti principali

Sorry we missed you

"Sorry we missed you" racconta, con l'indiscutibile maestria del regista Ken Loach, una storia dura: il precariato sul lavoro. La voglia di crearsi un lavoro autonomo per dare alla sua famiglia un dignitoso futuro  porta il protagonista , Ricky, interpretato da un bravo e misurato Kris Hitchen, a combattere con un lavoro che, invece di liberarlo, lo rende prigioniero. Due figli, uno adolescente, Seb , ( Rhys Stone che interpreta perfettamente i sussulti della sua età) una bambina che si affaccia alla vita, Lisa ( una deliziosa  e promettente Katie Proctor) , Abby, la moglie, sono il suo mondo, lo contestano e lo sostengono, ma soprattutto lo amano e lui ama loro. Il lavoro, da finta e agognata liberazione , diventa una schiavitù dolorosa. Il film ha , nonostante la durezza del mondo del lavoro, una delicatezza di sentimenti interpretata magnificamente da tutti, ma , soprattutto, da Debbie Honeywood , la moglie di Ricky. Abby, fa  un lavoro duro, assiste gli anziani, con la stessa dedizione ed amore con la quale si occupa della famiglia. La sua voce è sempre sommessa , dolce, quando cerca di risolvere i problemi di tutti, del marito , dei figli e suoi. Anche quando in ospedale, dove porta il marito pestato a sangue da una banda di rapinatori, ha un giustificatissimo scoppio d'ira, la sua voce , incrinata dall'indignazione, mantiene, in qualche modo, un tono delicato.
Ed è proprio questo che colpisce nel film, oltre l'indiscutibile bravura di Ken Loach nel raccontare storie di vita di un sistema sbagliato, non di uomini "sbagliati": la forza , la delicata determinazione , l'unione, che non frattura questa famiglia nonostante la durezza della vita faccia di tutto perchè questo accada.
Comunque la pensi un film magistrale che ti rimane dentro.



Commenti

Post popolari in questo blog

Matteo: un giovane "reporter"

Matteo Iacopini ha 15 anni, negli occhi la luce di un'intelligenza vivace, ma anche i barlumi di una fanciullezza appena lasciata : scuri e vivaci, scrutano l'intervistato, pronto ad ascoltare e, se è il caso, a ribattere. Sì perchè Matteo ha una passione, intervistare, raccontare: vuole essere un reporter. Ha cominciato per gioco a 13 anni,  andando con gli amici a Ponte Milvio, anzi a Ponte " Mollo" come lo chiama lui e i "vecchi" romani, quelli proprio "de Roma" e facendo le sue prime interviste. E adesso " per Matteo è diventato un lavoro" mi racconta il padre, l'Avvocato Luca Iacopini, da lui Matteo ha ereditato l'acutezza e la rapidità, ma sicuramente anche la mamma Valentina Temperini ha messo del suo in un figlio così "speciale". Studia, ma quel correre a cercare le curiosità, i pareri dei suoi coetanei  e dei passanti sui più diversi argomenti è diventata la parte centrale della sua vita, Matteo si considera un ...

Alla riscoperta del grande cinema a Fregene : la casa di Federico Fellini

  Percorriamo in bicicletta, Monica ed io, i vialetti di Fregene, alla ricerca della casa di Federico Fellini e Giulietta Masina, in Via Portovenere. Eccola! C'è un pò di emozione in noi, perchè tutto quello che riguarda il grande Maestro emoziona ed immaginare che, in un periodo della sua vita, abbia vissuto in questa casa, passeggiato nel giardino, pensato i suoi magici film, creato i suoi disegni ci fa muovere quasi con circospezione al di là del cancello, come se il Maestro fosse ancora lì e noi lo potessimo disturbare. Federico Fellini e Giulietta Masina misero su questa casa nel 1961, come racconta la stessa Masina a Costanzo Costantini. La grande coppia si innamorò di Fregene verso la fine degli anni cinquanta e decisero di comprarsi la casa dove trascorsero periodi sempre più lunghi. Diventata troppo piccola, perchè "affollata" dai moltissimi amici del mondo del cinema, nel 1966, comprarono un terreno dove costruirono una grande villa a due piani a Via Volosca 1...

BUONA SANITA': cronaca di un intervento chirurgico all'Ospedale Sant'Eugenio

Arrivo all'ospedale Sant'Eugenio di Roma con un po' di timore perché quando si entra negli ospedali non si sa mai quello che si può trovare, troppi episodi di malasanità ci hanno messo sul chi va là ed invece...Mi hanno chiamata per fare le analisi in vista di un intervento all'occhio ( cataratta). Puntuale alle 7.20 ( mi avevano detto 7,30) sono davanti alla stanza 12 del Reparto Oculistica diretto dal Prof. Romolo Appoloni. In un corridoio si aprono le stanze dove veloci e professionali infermiere ti chiamano, dopo averti dato l'apposito numeretto, per il prelievo del sangue, l'elettrocardiogramma e la visita oculistica. Mentre un paziente fa il prelievo, un altro esegue l'elettrocardiogramma e un altro ancora la visita oculistica. Tutto si svolge all'insegna dell'ordine e dell'organizzazione. Alle 8 ero fuori dall'ospedale notando come questa efficienza avesse trasmesso tranquillità, non solo a me, ma a tutti i pazienti, che comunque dov...