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Un tuffo...in un Presidio della Comunità di S. Egidio

Mi telefona una carissima amica, la dott.ssa Livia De Sio, straordinario medico oncologo dell'Ospedale S. Filippo Neri, di Roma, curò mia mamma con una speciale competenza e sensibilità, ora in pensione, ma non le è passato il desiderio di dare agli altri.: " Ci vediamo più tardi, passo prima al S. Egidio e poi da te....oppure se vuoi passo prima da te..." mi dice.
Decido di accompagnarla, mi aveva incuriosito questo suo andare sempre con gioia a S. Egidio, anche fra mille impegni...
Entrando nel Presidio della Comunità di S. Egidio, il Magazzino Farmaceutico di Via Barisano da Trani, a Roma, ti accolgono le pareti coperte di medicinali, un tavolo tondo dove siedono persone intente a catalogare e controllare scatole di medicine, a riempire schede, a sinistra una stanza con persone concentratissime al computer, sulla destra un corridoio ed altre stanze stipate con materiale medico.
Le scatole partiranno per i vari Centri del S. Egidio di Roma, e anche all'estero, in Ucraina, ma non solo.
La malinconia possibile nel vedere medicine e strumenti che ti ricordano subito malati e malattie, sofferenze, non ha spazio.
C'è dell'altro.
L'atmosfera è serena, direi giocosa, amici intenti a stare bene insieme a fare del loro lavoro una forza, e questa linfa avvolge chi entra: è sempre il benvenuto.
L'abbraccio di Erica responsabile del Presidio, è pieno di calore.
Erica Borruso, lavora nella Comunità di S. Egidio da quando aveva 18 anni , una donna gentile, ma decisa è la "capa" del Presidio. Niente sembra sfuggirle, la dolcezza e l'allegria la contraddistinguono. Nel volto porta i tratti inglesi ereditati dalla madre: "Ho cominciato nel 1974, occupandomi degli anziani...li ho sempre amati. Persone che ricevono, ma che sanno anche dare..." Si muove con leggerezza in mezzo ai medicinali, alcune stanze sembrano vere e proprie farmacie, non perde la sua allegria...una parola per tutti. Ci sono gli ausili medici, strumenti per la pressione, guanti chirurgici, materiale urologico...anche le carrozzine " a volte, se qualcuna è rotta e il danno non è grave, l'aggiustano gli stessi volontari..." mi racconta.. " Ci sono anche gli occhiali.." sottolinea con un sorriso che nasconde la soddisfazione di un lavoro ben fatto.
42 volontari.
Persone  capaci, attente, condotte da Erica in un minuetto d'amore.
Mi muovo attenta fra i medicinali, mi fermo con i volontari. 
Pietro: "Venire quì mi da un senso di pace...ero chimico organico, ora in pensione, mi piaceva il mio lavoro, ma quì mi sento me stesso, senza sovrastrutture..."
Francesco dispone i medicinali nei cosiddetti "pallet", mi spiega, scatole che vengono poi sigillate e un'etichetta viene apposta con il nome e la spiegazione dei medicinali contenuti.
E' tutto perfetto per la partenza Ucraina, Cuba, Libano.. dove c'è bisogno.
Il Banco Farmaceutico fornisce i farmaci. Ma anche i privati. A volte bussano e portano una busta.
Sono rigorosamente controllati. La scadenza deve essere di almeno 1 anno per quelli che vanno all'estero, di 5/6 mesi per quelli che vanno a Roma.
Erica continua a spostarsi da una postazione all'altra, con leggerezza, ma senza mai abbassare l'attenzione....
Gino fa lo stesso lavoro di Francesco, sembrano in perfetta sintonia, viene chiamato scherzosamente il "palletaro", perchè si occupa dei "pallet",  "tutto il materiale nelle scatole  e' controllato , prima di essere chiuse : l'errore è possibile, mi racconta Gino. La moglie lavora al S. Egidio e lo ha introdotto nella Comunità, mi racconta la sua esperienza con i barboni che va a trovare personalmente " di alcuni sono diventato amico". Ci vuole precisione e attenzione, ma non manca la voglia di stare insieme come una famiglia: " mi raccomando torna per il 16, è il mio compleanno!" dice Gino ad un compagno in partenza, salutandolo.
Carlo è venuto a prendere una carrozzina: " per mio padre, questa volta" dice sorridendo " ha 95 anni".
E' preoccupato, i senzatetto, a volte, sono oggetto di pressione dei cosiddetti "influencer", vanno a chiedere perchè stanno lì...cercano di far politica...."
Ma la politica è lontana da S.Egidio.
"Quando si ammalano li portiamo al Lab, gli ambulatori medici..." continua.
Quella voglia di fare, in serenità, diventa contagiosa.
Piergiorgio era un informatico, ora in pensione. La sua professionalità è al servizio del Presidio, come quella di Federico, anche lui informatico, ha lavorato all' IBM, catalogano con un sistema sofisticato e all'avanguardia, tutte le medicine che poi verranno distribuite a Roma.
"Quì sto bene..." mi dice Federico, al Presidio dal 2023  in armonia con gli altri, siamo amici..."
Gli dico: "Sarai un mago del computer..." sorride " veramente faccio anche il facchino..." e infatti lo vedo che lascia la sua postazione e trasporta le scatole.
L'attenzione richiesta non toglie spazio all'allegria.
Piergiorgio mi racconta che prima di arrivare al Presidio, dove lavora da quattro anni, si occupava della mensa: "Durante il covid portavamo i sacchetti di cibo ai senza tetto, non li abbiamo mai lasciati un giorno senza cibo" e continua : " un barbone una volta mi disse: i giorni più belli della mia vita sono stati quando ero in prigione, avevo un tetto, da mangiare, persone con le quali parlare..." abbassa quasi il viso, toccato dal ricordo, e soggiunge : " pensa cosa deve essere stata la sua vita, se il periodo migliore è stata la prigionia...."
Poi, rialzando la testa: " Abbiamo distribuito nel 2024, 124.000 di confezioni di medicinali compresi gli ausiliari, e i dispotivi medici ( carrozzine...)!"  aggiunge Federico "per un valore totale di 1.800.502 euro"
L'orgoglio è legittimo.
Alla mia domanda: perchè lo fate?
Rispondono tutti: " Perchè fare per gli altri fa stare bene".
Arrivano Alice e Ketty, hanno 16 anni, studiano al S.George, la loro scuola incita al volontariato.
Vengono messe subito al lavoro: inscatolano medicine. Sono curiose del mondo che le circonda. Alice è arrivata lì consigliata dal fratello, volontario anche lui, Ketty, irlandese, i bei capelli rosso miele svelano la sua origine, ha seguito l'amica. 
Se ne vanno dicendo : " E' stato bello...torniamo presto...."
Erica continua a controllare il lavoro, avanti indietro, la voce squillante, ma carezzevole....ha pure il tempo di dire: " E' l'ora della merenda!"
Intorno al tavolo si radunano i volontari, compaiono biscotti e cioccolatini, l'acqua nel bollitore per tisane...
Ma è la serenità che colpisce: il modo di offrirti un biscotto o un torroncino è quella dei grandi signori dall'animo nobile, vogliono che all'ospite sia dato il meglio..
Proprio di chi sa veramente dare, abituati a vedere l'altro come amico.
Un principio che se lo avessero tutti si vivrebbe in un mondo migliore.
Fabio alla mia domanda risponde: " io sono il jolly, faccio tutto e niente" ride " faccio meglio il niente" con un intercalare leggermente romano, ma non è vero, lo vedo come è indaffarato.
Chiede un consiglio all'amico Gino : vuole sapere se un pacco di cerotti chirurgici piuttosto lungo si può rovinare nella scatola, Gino lo rassicura.
Maria Grazia,  Bibliotecaria nella pubblica amministrazione : "stavo per andare in pensione e mi sono subito preoccupata di mandare una mail alla Comunità di S. Egidio per aprirmi la strada al volontariato." Dietro al computer cataloga il materiale che va a Roma e quello che va all'estero.
"Lavoro anche alla Mensa della Casa Famiglia qui sopra" cucino....
Colpisce in Maria Grazia e in tutti i volontari la naturalezza con cui offrono il loro lavoro.
Sono un esercito, forte e agguerrito, che risponde solo alla necessità del dare. 
Hanno creato una catena indistruttibile. 
Arriva anche Enrico, con altri colleghi: hanno una Onlus a Narni che si occupa di malati oncologici.
Sono venuti a portare medicinali di cui non hanno bisogno. Parlano con Erica, cercano una collaborazione più stabile, mi informa la "capa".
Incredibile!
Si supera burocrazia, si va dove non arriva nessuno, si cura e si salvano vite destinate a morire.
Anna, era infermiera, smista il materiale che arriva : " dobbiamo stare attenti perchè a volte nelle buste che ci portano i privati mettono medicine che sono scadute..." l'accento sardo sembra dare una maggior forza alle sue parole " e allora dobbiamo scartarle.... è poco quello che facciamo, forse una goccia...."
Una goccia che crea un mare. E continua il suo lavoro con l'amica e collega Lauretta, che ha portato al Presidio.
E' contenta Lauretta: "vorrei fare anche di più..."
Maria Grazia, rivolta ad Anna e Lauretta dalla sua postazione: " Venite alla Mensa della casa famiglia con me a preparare i pasti!"
La voglia di fare ....
Diego, cataloga i medicinali, è incuriosito dal mio lavoro, mi chiede di più.
Fare per gli altri gli è naturale. 
Marino " è il principio della condivisione che ci anima, è questo che ci fa stare bene anche fra noi, ci si spoglia da qualsiasi forma di sovrastruttura, bisogna fare, per quelli che necessitano aiuto".
Lo dice con molta serenità, non perchè lui ha di più e l'altro meno, non c'è differenza, c'è solidarietà che è un'altra cosa. Lavora a S, Egidio dal 1972 : " i senzatetto non sono abituati all'attenzione" mi racconta parlando di altre sue esperienze " sono pieni di stupore..."
Uno stupore che per loro e' un grazie prezioso.
Michele, mi racconta ridendo " sono un operaio specializzato" aggiusto dove c'è da aggiustare, anche una carrozzina rotta o uno scaffale che necessita di una riparazione...."
Mi spiega come le carrozzine vengono preparate per la spedizione all'estero, smontate in diversi pezzi, impacchettate nella plastica e poi ricoperte con una pellicola che le tiene insieme e fissate al carrello che le trasporta.
L'interesse verso l'altro è reale in tutti loro, non è mai una forma.
Loredana, medico nella Pubblica amministrazione, ora in pensione: " bisogna stare attenti che non ci siano medicinali con stupefacenti perchè non possono essere mandati all'estero, anche se magari servirebbero...devono passare il controllo anche della Dogana..."
Quanti controlli e quanta intelligenza e attenzione deve essere usata in questo delicato lavoro!
Elisabetta è fisioterapista e si vede che smista i materiali con la stessa attenzione con la quale faceva il suo lavoro. Come Marino lavora dal 1972 a S. Egidio, la voglia di aiutare gli altri non l'ha mai abbandonata.
" Noi diamo, ma anche loro danno" ricordando il contatto con i senzatetto.
Colpisce ancora una volta la normalità del fare.
Lola, ex farmacista con i medicinali ha dimestichezza, ma il modo con i quali li smista e li inscatola rivela umiltà ed attenzione: "alcuni non li conosco sono medicinali nuovi ed allora bisogna studiarli bene...."
Si, perchè nelle schede che accompagnano i medicinali è scritto non solo il nome, ma tutta la composizione del farmaco "anche le farmacie ci danno farmaci...."
Michelangelo, ha lavorato all'IBM, e' arrivato quì consigliato dagli altri colleghi. Rimette in sesto i computer che vengono regalati al Presidio "... e poi mi muovo dove c'è da fare..." 
E' contento di stare in mezzo a persone con le quali ha un rapporto umano  " persone per bene? simpatiche? altruiste ?" lo incalzo. Annuisce sorridendo, quasi a schernirsi perche'  è incluso incluso nella mia affermazione...
La goccia è diventata un mare immenso che si perde a vista d'occhio e ha i colori della solidarietà, dell'intelligenza, della competenza, della sensibilità di questi volontari che si scuotono dalle spalle arroganza, menefreghismo, supponenza.
Si rimettono cappotto e cappello e se ne vanno, quando hanno finito il loro lavoro.
Hanno costruito qualcosa di immenso.
Ma loro continueranno il giorno dopo sorridenti, pronti ad accogliere chi arriva, scherzando.
Giovanna, con una fascia colorata che le trattiene i capelli e mette allegria esce con un pacco di cartoni in mano....non ho fatto in tempo a intervistarla, ma la sua immagine parla chiara: si fa tutto al Presidio!
Erica  mi mostra con orgoglio e una leggera commozione un Premio alla Comunità di Sant'Egidio ricevuto dal Banco Farmaceutico nel 2023:
" La pace e la giustizia non si costruiscono senza equità di cui la lotta alla povertà- e alla povertà sanitaria- sono fattori essenziali; il vostro impegno per costruire un mondo migliore e la vostra rete di solidarietà ci hanno permesso di sostenere le persone più fragili anche in paesi lontani: affidandovi i beni sanitari che ci sono stati donati abbiamo incontrato il bisogno di popolazione che, da soli, non avremmo mai potuto raggiungere"
Leggo a voce alta la motivazione, bellissima.
Erica mi indica le foto degli Ucraini, accanto al Premio, che hanno ricevuto  i pacchi  " Quando sono venuti a Roma, sono venuti a trovarci"
Poi si allontana,  il passo è leggermente più lento, la commozione ha il sopravvento, ma risponde subito a chi la chiama per un controllo, un'esitazione.
Erica Borruso di esitazioni non ne ha.




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