"Chiudo la porta e urlo" di Paolo Nori edito da Mondadori, è un romanzo che ha il ritmo di una ballata, sembra di ascoltare un Cantastorie, forse perchè, quelli di Parma, dove è nato e vissuto lo scrittore, che ora vive a Bologna : "hanno un modo di parlare che, quando parlano, mi sembra che cantino."
Il romanzo parla di un poeta Raffaello Baldini, delle sue splendide poesie, ma non solo.
L' Autore parla di se stesso, della sua vita, del suo essere scrittore, di Togliatti ( Francesca) la sua compagna, di sua figlia Battaglia, di come lui è.
Intreccia le poesie di Baldini, come "Coglioni1", "Coglioni 2" con il suo sentirsi coglione, mentre si trova a lavare i piatti dopo aver appena firmato un contratto con Einaudi.
"...l'allegria non mi piace, la felicità non mi piace, non voglio essere essere felice, voglio essere buono, ma questo è un'altra faccenda, e difficile, non mi piace nemmeno l'amore, forse perchè , l'ho detto tante volte, Ti amo in dialetto parmigiano non si dice, si dice Ti voglio bene...."
La terra di Romagna è protagonista del romanzo di Nori, la si sente dietro i racconti della Nonna Carmela, del poeta amatissimo Baldini, nato e vissuto a Santarcangelo di Romagna, ma anche di Nino Pedretti, altro poeta amato e stimato dall'Autore, di Santarcangelo, anche le sue poesie sono in romagnolo, come quelle di Baldini, che però le tradusse a fondo pagina.
" Avranno avuto quattordici anni, lui quattordici, lei dodici, tredici al Viale della Fossa, seduti sull'ultima panchina, non m'hanno sentito, verso sera, pieno d'uccelli per aria, un chiasso, stavano lì, si guardavano in silenzio , senza toccarsi, si guardavano, si guardavano come incantati, e io pian piano, sull'erba, son tornato indietro:"
"La panchina". Una delle belle poesie di Baldini, laureato in Filosofia, insegnò poi si trasferì a Milano e fu assunto, nel 1968, come giornalista dalla rivista culturale "Panorama", si confonde con il racconto della vita di Paolo Nori, diventando poesia a sua volta:
"Mi piace come parlava mia nonna Carmela, quando parlava in pubblico, cioè quando in mezzo a della gente, le veniva da dire qualcosa, lei parlava con un tono di voce più alto, di quello che per esempio, con cui parlo io.
E quel tono lì, mi sembra, voleva dir delle cose.
Voleva dire che mia nonna Carmela era figlia di mezzadri, era la sedicesima di diciassette fratelli e sorelle.
Che aveva fatto la terza elementare e poi era andata a lavorare.....".
Ma il libro non è una biografia dell'Autore.
E' un vero e proprio romanzo che trasmette emozioni, che racconta la vita, la prende a piene mani, nonostante il continuo senso di inadeguatezza: "Ma siete sicuri?" pensa e dice lo scrittore all'editore, che gli propone la pubblicazione o la ristampa di un libro.
Racconta di come la perdita di un amico sia un baratro: non si sa più a chi raccontare
" le proprie miserie".
Racconta della bellezza, parlando di Dostoevskij:
"Se mi dicono la bellezza salverà il mondo? mi vien da rispondere di no, se mi chiedono Il mondo lo salverà la bellezza mi viene da rispondere di sì."
Paolo Nori, laureato in letteratura russa, traduttore, ha scritto, fra gli innumerevoli libri, anche due romanzi su grandi personaggi, uno su Fedor Dostoevskij, ed uno su Anna Achmatova, poetessa russa, e, come questo su Baldini, riesce a rendere questi personaggi vivi e vitali, li fa uscire dalle pagine del libro.
Un libro intenso.
"Originale" per parafrasare un termine dello scrittore al quale fu chiesto di scrivere una pagina su questo termine : " nel senso di un individuo che non assomiglia a nessun altro, solo a se stesso...."
Così "Chiudo la porta e urlo".
Sul retro della copertina un'esclamazione: "Lello!Lello!Lello!"
Un urlo per la mancanza dell'amico e del poeta.
Un gran bel libro!
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