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"Le chiavi di casa"

La Striscia di Gaza che, stretta e lunga, confina con Israele e l'Egitto e si spalanca sul Mar Mediterraneo, sembra disegnata, per gioco, dalle mani di un bambino ed invece in quella terra si compie una delle più grandi tragedie dell'Umanità.
Samir Al-Ajrami, giornalista palestinese, nel suo bellissimo libro "Le chiavi di casa" scritto con Anna Lombardi, edito da Mondadori, nella collana Strade blu, racconta con crudezza, commozione ed emozione sei mesi della guerra a Gaza cominciata il 7 ottobre 2023.
Il 13 ottobre Samir decide di portare via la sua famiglia, le due figlie gemelle dicianovenni Bisan e Ruba, e i suoi genitori anziani, dalla casa dove ha sempre vissuto, a Jabalia, nel nord di Gaza: chiude la porta a doppia mandata e si mette le chiavi in tasca.
Un gesto che ognuno di noi fa quando esce di casa, e spesso, nel corso della giornata, quelle chiavi si cercano, in fondo alla tasca, le stringiamo nel pugno, quasi come a sentire la nostra casa vicina: una certezza.
Lo scrittore lo ha fatto a lungo, perchè in quella casa voleva tornare.
Samir Al-Ajrami è un giornalista, e quindi una volta sistemata la famiglia in un posto più sicuro, a Deir al- Balah, la casa della sorella, continua il suo lavoro.
Il libro è  un vero e proprio Diario da Gaza, una cronaca di questa terribile guerra che non risparmia nessuno. bambini, vecchi, malati....
La situazione si fa subito difficile: manca tutto, soprattutto l'acqua, ma manca l'elettricità, il gasolio....
Le vere vittime sono i bambini: " " Questi bambini vedono il loro mondo crollargli intorno" racconta Samir "Ci sono bombardamenti o attacchi coi tank che durano anche trenta minuti consecutivi. Distruggono le orecchie e riducono la mente in poltiglia....."In quei momenti i piccoli urlano disperati..Puoi solo stringerli forte."
Samir racconta di come sua figlia Bisan, a causa di una scheggia, nel 2012, in questo paese in cui la guerra è sempre viva, latente o meno, perde tre dita di una mano.
Istintivamente mi guardo la mano, tanto è il coinvolgimento, che la lettura del libro infonde con la scrittura secca ed emozionante del giornalista, dello scrittore, ma anche dell'uomo, del padre.
Eppure, con un paese in pezzi, ospedali sovraccarichi dove si opera senza elettricità, profughi ammassati che dormono, si fa per dire, in stanze dove la parola "privacy" non esiste, per tutto, anche per i bisogni corporali, si parla di ricominciare, di tornare a casa, non può durare a lungo...
Le chiavi di casa sono sempre in tasca a Samir......
Appena c'è una tregua " gli anziani sistemano le sedie al pallido sole d'autunno, i bambini si lanciano in giochi sfrenati. Famigliari e amici si ritrovano...." racconta lo scrittore.
La tregua è di quattro giorni, poi l'orrore riprende.
Le donne, " vere eroine di questa guerra" le definisce Samir, si ingegnano non solo per loro, per la comunità, ma per i bambini ai quali è difficile spiegare perchè possono bere solo qualche sorso d'acqua al giorno.
Una guerra assurda, dove i civili sono le vere vittime:
" A me sembra che Israele e Hamas si sostengano a vicenda , tenendo noi civili nel mezzo" racconta lo scrittore.
Poche parole che spiegano tutto.
Due ostaggi israeliani vengono liberati, ma 67 persone sono uccise.
Ha senso tutto questo?
C'è qualcosa che rimane vivo in mezzo alle bombe che cadono, alla ricerca di bombole di gas che arrivano a costare 250 euro, al terrore, alla mancanza di tutto: l'amicizia.
" In tanta devastazione, penso esista ancora  qualcosa che nessuno  riesce a distruggere e, anzi, si rafforza: l'amicizia.....Siamo in contatto costante tra noi . E sono nati nuovi legami solidissimi.. Se da un lato viviamo una brutalità estrema, dall'altra solidarietà e disponibilità resistono....."
Ma la guerra continua.
Samir è stremato come tutti i palestinesi....
Decide di far fuggire le sue figlie e se stesso...
Le ragazze andranno ad Amsterdam, lui in Egitto.
Ma continua a raccontare la "sua" Gaza ...anche se le chiavi di casa le ha riposte, non sono più nelle sue tasche.


Un gran bel libro!





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