Il bellissimo libro di Antonio Iovane, giornalista," Il carnefice.Storia di Erich Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine" edito da Mondadori, nella collana "Strade blu" racconta fatti conosciuti: il 23 marzo 1944 i partigiani, il GAP , Gruppi di Azione Patriottica, decidono di attaccare l'11° compagnia del terzo battaglione , "Bozen", che ogni giorno attraversa Roma con pistole, mitragliatrici, bombe a mano, per addestramento, per colpire la violenza nazista. Il battaglione solitamente imbocca Via Flaminia passa davanti Trinità dei Monti e prosegue per Via Rasella, Via Quattro Fontane, il Viminale...
L'agguato avviene a Via Rasella 32 i morti, poi diventati 33, uno muore nella notte.
La rappresaglia dei tedeschi è immediata: Herbert Kappler ordina che per ogni soldato tedesco morto devono morire 10 italiani " l'ordine viene dall'alto" fu detto. Si concretizza il dramma delle Fosse Ardeatine, dove vengono trucidati 335 ( 5 in più per uno sbaglio dei gerarchi nella lista) italiani raccolti fra Via Tasso e Regina Coeli, anche ragazzi di 13/14 anni vengono coinvolti nell'eccidio.
Erich Priebke, diventa uno dei responsabili del massacro.
Controlla le liste ed uccide.
Questi i fatti, studiati sui libri di scuola, oggetto di discussione, dibattiti....
Ma il libro va oltre....
Iovane racconta, racconta, racconta.....
Con una scrittura che coinvolge per la sua rapidità e diviene sempre più intensa, ricca di particolari, racconta la Storia, racconta la complessità degli esseri umani, racconta il Male, impossibilità di uscirne, o volontà di non liberarsene?
La Germania nazista, i suoi orrori vengono raccontati e sembra la prima volta che ne veniamo a conoscenza tanto la scrittura è moderna e "naturale".
Racconta, racconta...
Dolore e sofferenza oltre ogni limite, ma Iovane parla anche di carnefici che vogliono mostrare il loro lato umano.
Priebke vola in Argentina, e vuole diventare solo un marito ed un insegnante.
E potremo mai diventare noi ( anzi "io" dice l'autore) un Priebke che uccide uomini inermi sparando alla nuca, anzi colpendo al "cervelletto", si chiede con profondità l'autore?
È difficile smettere di leggere, perché è come se ci si aspettasse un finale diverso anche se lo conosciamo quasi in ogni particolare, perché l'Autore si mette in gioco raccontando le infamità, sviscera la Storia.
Racconta, racconta, racconta......
Un Priebke che non ha pietà, Priebke carnefice, Priebke che si innamora dell'attrice Laura Nucci, Priebke che racconta alla moglie Alicia il suo tradimento....
E poi vecchio che affronta i processi, mentre il suo desiderio è di fare solo il nonno e il pensionato.
Possono convivere parti così in antitesi in un essere umano?
Il libro è anche carico di episodi che hanno riempito quegli anni, come Luchino Visconti che viene salvato dalla prigionia da Maria Denis, la donna che lo ama e che intercede per lui con il terribile Koch, approfittando dell'invaghimento del gerarca, ma l'orgoglio del grande regista gli impedisce di riconoscerlo....e dirà che a salvarlo è stata la sorella Uberta, come nel racconto del grande sceneggiatore Ugo Pirro, riportato dall'autore.
Il cinema è presente nel libro, Iovane parla della sceneggiatura di "Roma città aperta": Rossellini. Amidei la grande Magnani....e il lettore vorrebbe che fosse solo un film...
Ma è la realtà: dura, terribile, oscena.
L'accurata ricostruzione storica dell'Autore si unisce ad una straordinaria capacità di raccontare in modo "visivo".
Quella lista di nomi, uomini uccisi alle Fosse Ardeatine, che Antonio Iovane "cancella" con una riga, fa rabbrividire il lettore: sembra di sentirli chiamare e di "vederli" i condannati che entrano nella Cava si inginocchiano, e si ripiegano su se stessi dopo il colpo mortale, tanto è potente l'effetto letterario creato da Iovine.
"Obbedivo ad un ordine" si difenderà Priebke, condannato all'ergastolo ... ed anche se Kappler fu condannato per quei 15 in più che nessuno aveva dato ordine di uccidere, e non per l'eccidio di massa, quegli uomini non erano numeri.. .....
Un gran bel libro!
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