Un piccolo intervento non grave, ma bisognoso di un trattamento chirurgico mi porta all'Idi, Istituto Dermatologico dell'Immacolata, di Roma.
Un'eccellenza nel campo dermatologico, un Ospedale che ha passato diverse traversie finanziarie, ma il mio ricovero in Day Hospital, mi ha decisamente convinto che la rinascita voluta con caparbietà dal personale medico ed infermieristico, è andata avanti e siglata qualche mese fa con l'accordo che porta il risanamento dei debiti e il mantenimento dei livelli occupazionali.
L'Istituto nato nel 1857con Padre Luigi Maria Monti, come cura per i bisognosi, divenne nel 1912, sempre sotto la guida dei religiosi una Casa di cura per le malattie della pelle.
I più quotati professionisti hanno dato e continuano a dare la loro opera rendendola un'eccellenza.
Alti uomini di Stato, Prelati hanno richiesto le cure dell'Idi, diventato punto di riferimento per i cittadini di tutta l'Italia, molti provengono anche dall'estero.
Nel 2012 episodi di cattiva gestione finanziaria portarono al Commissariamento, alla cassa integrazione di medici ed infermieri, al rischio dei posti di lavoro.
Fu riscontrato un passivo di milioni di euro ed una notevole evasione fiscale.
Una fase nera per professionistii che amano il proprio lavoro che si sono sempre dedicati ai malati, che non si sono rassegnati.
Quei medici ed infermieri che ho visto all'opera con abnegazione, alta professionalità, cortesia e gentilezza.
Dal 2015 l'Idi appartiene alla Fondazione Luigi Maria Monti.
Entrare all'Accettazione dell'Idi può causare un attimo di smarrimento per il flusso delle persone che l'affolla.
Ma, quasi miracolosamente, il flusso diventa regolare ed ordinato.
I famosi numeretti che si prendono quando entri all'Idi, sono agevolati da personale, spesso ragazze e ragazzi, che rendono tutto più veloce con spiegazioni e sorrisi.
Il giorno dell'intervento entro in una stanza dove un'infermiera ti indica il letto assegnato ed un'altra ti prende la pressione e chiacchiera del suo paese d'origine: il Perù, quasi per smorzare la tensione che agita sempre.
"E' mai stata in Perù? " mi chiede gentilmente. Alla mia risposta affermativa, soggiunge : "Ecco allora pensi alle bellezze di Cuzco e Machu Picchu e si rilassi...." sorride per rasserenarmi.
Scendo in sala operatoria, dove infermieri e assistenti si alternano per prepararmi all'intervento che non necessità di anestesia totale, ma di sedazione, rimango vigile sempre.
Il Dottor Fabrizio Gabrielli, chirurgo plastico, Dirigente medico dell'Idi, un' eccellenza nel suo campo, unisce l'eccezionale bravura ad una gentilezza ed educazione rara, è pronto per l'intervento che si svolge con velocità, senza nessun dolore. Mentre il Dott.Gabrielli mi " cura" il naso, il Dott. Stefano Vitagliano, chirurgo plastico, anche lui abile ed attento, mi preleva un pezzetto di pelle dietro l'orecchio, per rendere la ferita, con questo trapianto di pelle, fra qualche tempo, invisibile.
La musica in sottofondo rende tutto più "armonioso".
Penso all'abilità di medici ed infermieri di muoversi fra una miriade di persone e di malattie della pelle.
Come mi disse il Prof. Paolo Piazza, Primario dell'Idi negli anni '90, 2000, dermatologo, un' eccellenza che racchiude la "normalità" della gentilezza, Consulente per la Medicina in quegli anni nel seguitissimo programma di RaiUno " UnoMattina" : "La pelle è il primo biglietto da visita verso gli altri, per questo è così fondamentale nelle relazioni umane...."
E l'attenzione non cala mai in sala operatoria mentre le abili e preziose mani del Dott. Gabrielli operano.
Rientro nella mia stanza con il cicaleccio di chi porta con abilità la barella, senza scossoni, mi racconta che ha lavorato per anni nelle ambulanze: " un lavoro molto duro"....Un modo per condividere attimi con persone che non si vedranno più, ma con le quali si instaura un rapporto umano per qualche minuto.
Esco dall' Ospedale alle 17.00 ( ero entrata alle 10.00, operata intorno alle 13.00) perfettamente salda sulle mie gambe.
Seguiranno le medicazioni, seguita dal Dott.Fabrizio Gabrielli, dal suo sguardo acuto e preciso che sembra vedere oltre la ferita.
Chiedo a Luana, l' infermiera precisa e attenta: "Ma lei è sempre quì, in ambulatorio?", visto che la incontro nelle varie medicazioni : "Solo quando vado in ferie non ci sono".
E questo la dice lunga sulla fatica e abnegazione che questo lavoro richiede.
Qualche infermiere è più burbero di altri, forse per mascherare la tensione, ma la professionalità è sempre alta e mi chiedo, in un mondo così difficile e complicato, come sia possibile dedicarsi tanto agli altri.
All'Idi è così.
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