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Giulia Cecchettin

Giulia aveva 22 anni.
Filippo, il suo ex fidanzato l'ha ammazzata.
L'ennesimo femminicidio. Ma ancora più feroce se possibile. 
Forse Filippo non ha sopportato la forza della superiorità intellettuale di Giulia, la sua intelligenza, l'arrivo al traguardo della laurea.
E questo fa pensare come gira il mondo.
È tramontato il rispetto.
Al di là dei femminicidi, che ne sono l'esasperazione mortale, l'assenza del rispetto rivela la società marcia in cui viviamo.
Non si vuole che l'altro sappia più di noi, non solo all'interno della coppia, è una sindrome che serpeggia come un veleno che inquina le falde della nostra società.
Chi sa fa paura e allora lo si bullizza, lo si prende in giro, si vuole annientarlo, comunque sia non deve esistere. 
Nel rapporto di coppia, si arriva ad ammazzare, perché è l'ego che predomina in questa società creata non più a forma umana.
Gli anziani diventano non persone da amare e dalle quali bere il loro sapere, ma, purtroppo, molto spesso, da raggirare e prendere in giro, le donne diventano oggetti da tenere sotto controllo, non da ascoltare e con le quali condividere l'esistenza come amiche o partner.
Le persone, le donne, non sono amate per quello che sono e sanno esprimere, ma per quello che l'altro, deformato dai propri demoni, vuole che siano.
Non si parla più,  non ci si confronta.
Si spia, invece di conoscere le persone parlando, si creano rapporti che non hanno nulla a che vedere con la realtà, ma che alimentano il proprio narcisismo, come se fossero entità che si possono comandare con il telefonino.
Non c'è più l'attenzione verso l'altro.
Amare significa libertà.
Amare significa essere felici per la felicità dell'altro.
Amare significa non voler nulla indietro: si ama gratuitamente.
Altrimenti non è amore. E' bisogno di riempire i propri vuoti affettivi.
Le coltellate inferte a Giulia sembra abbiano colpito la testa, il collo, quasi a colpire la sua intelligenza, la sua bella testa che voleva affrontare il mondo.
La violenza sulle donne si nutre della violenza insita nella società, il desiderio di predominare diventa l'unico motore, l'unico incitamento a vivere.
La dignità, la forza, il coraggio del padre di Giulia, Gino, e della sorella Elena sono esemplari.
Riescono a gettare, nonostante siano piegati dal dolore, una coperta su noi che tremiamo dal freddo per questo delitto, quasi a volerci riscaldare.
Gino ed Elena insegnano che  il male può essere sconfitto.
Lo insegna anche Giulia, che voleva laurearsi e che avrebbe sicuramente creato un mondo migliore.


 


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