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"Un suono che la memoria potrà conservare"

 "Un suono che la memoria potrà conservare" di Francesco Montanari, psichiatra e psicoanalista, "Ceschino" per gli amici, a cura di Roberto Mancini edito da "All'insegna del mare", non è solo un libro interessante e profondo che parla di psichiatria, della ricerca scientifica in questo campo, di saggi come il carteggio fra Freud e Jung, ma racconta un'atmosfera.
L'atmosfera che trasmetteva Ceschino quando parlava, quel suo modo di mettersi sempre "accanto" alle persone, mai "sopra", nonostante la sua cultura e le sue capacità intellettuali, quel voler sempre porre le persone al "posto giusto", perchè per ognuno di noi c'è un posto e trovarlo, scavare nell'animo umano, non per deformazione professionale, ma perchè Ceschino era uomo di cuore e aveva a cuore l'essere umano, era una sua caratteristica.
Ceschino ci ha lasciati a 93 anni a gennaio 2023.
Era un uomo elegante e l'eleganza è un modo di amare gli altri.
Il libro è intervallato da suoi racconti sull'infanzia in Romagna, sul rapporto con il padre, sulla sua vita professionale.
L'umiltà di Ceschino, un' altra sua qualità, è sottolineata dalla descrizione di un sogno che lo angoscia, ancora una volta si ripete la sua capacità di mettersi "accanto" non "sopra": una delle menti più fervide della psicanalisi si mette in gioco, si fa psicanalizzare dal lettore.
E' un libro che parla di personaggi, come Elena Croce, che con la loro dipartita hanno reso questo mondo più vuoto.
Dietro e con Ceschino ci sono filosofi come Gilles Deleuze e  Felix Guattari, intellettuali fervidi e irrequieti ai quali si da ampio e interessante spazio nel capitolo: "Capitalismo e schizofrenia",  c'è Foucault, ma anche e soprattutto Nietzsche, con il suo imperativo categorico :  "diventare ciò che siamo", tanto caro a Ceschino.
Ma Ceschino era soprattutto un "attento giardiniere" come ricorda con acutezza Roberto Mancini.
Ho conosciuto Ceschino a Talamone, anzi a Bengodi ( mai nome fu più appropriato per quell'angolo di Paradiso) durante le vacanze estive, nel suo magnifico giardino: un giardino dove tutto è al " posto giusto" le stupende rose, le gardenie, gli alberi che guardano il mare....
Ceschino desiderava l'armonia intorno a sè, e voleva e sapeva trasmetterla agli altri.
Nel capitolo "L'io dietro la maschera. Considerazioni analitiche"  Alfredo Todisco, nella bella conversazione, trascrive una risposta di Ceschino con parole sue rendendo perfettamente il pensiero dello psicanalista: " l'individuo sano è colui che invece di drammatizzare la opposizione fra Io e Sè, ha la capacità di mantenere fra questi due poli dell'essere umano una certa armonia o per lo meno un rapporto dialettico. Ciò significa : non si arrende supinamente alla realtà come non si arrende supinamente alle esigenze o energie dell'inconscio".
L'armonia è tutto in questo mondo e Ceschino l'aveva capito bene.
Bisognava vederlo camminare nel suo giardino, con il rumore del mare in sottofondo, mescere il vino ai suoi ospiti con il desiderio del loro benessere per assaporarne l'umanità e l'intelligenza.
Un uomo che studiava la depressione e la schizofrenia, che amava la natura e la musica perchè come ha detto  nella conversazione con Antonio Gnoli " i Suoni...sono l'antidoto all'ultramoderno e insieme il legame tra ciò che siamo stati e forse ciò che diventeremo: qualcosa di impalpabile".
Sono sicura che a Ceschino sarebbe piaciuta l'atmosfera  creata alla Fondazione Marco Besso, dove è stato presentato il libro, con gli interventi dei suoi amici Giuliano Ferrara, Massimo Giannoni, Emanuele Trevi, Roberto Mancini e la folla di amici che seguivano le parole degli oratori:
l'ultimo abbraccio caloroso non solo ad un grande psicanalista ed uomo di scienza, ma soprattutto ad un uomo per bene che amava gli altri.

Un gran bel libro!










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