E pensare che per 35 anni ho abitato a Via Nicola Fabrizi che parte da Via Dandolo e finisce a Via Calandrelli, dove si apre l'ingresso di Villa Sciarra e non mi sono goduta questa Villa, una delle più belle e affascinanti di Roma.
C'è un tempo per ogni cosa.
Ed ora che sono tornata nel quartiere di Monteverde Vecchio, è il tempo della bellezza di Villa Sciarra.
Gli anni passati erano gli anni del lavoro, del voler perseguire la tua strada, di combattere, di realizzarti, il cervello si apriva ad un mondo del quale non volevi perdere un attimo, il cuore era teso ad amare, l'anima a conoscersi.
E per questi sette ettari e mezzo, sistemati nel cuore del Gianicolo, frastagliati da statue incantevoli, non c'era tempo.
Entro dal cancello di Via Calandrelli dando uno sguardo indietro a Via Fabrizi.
La casa è li, con il glicine, adesso carico solo di foglie, che ricopre le finestre, le tapparelle chiuse sembrano non voler far sfuggire la vita di chi l'ha abitata.
Le voci, i movimenti, le risate, i sorrisi, i pianti, le gioie, i dolori sono racchiusi come in uno scrigno.
Ed allora mi rivolto verso il viale alberato, verso il cammino che prosegue portandomi il tesoro della vita passata e con lo stupore ancora intatto del futuro.
Una bambina corre con il suo cane, bianco , un labrador: " Si chiama Alice" sente subito il bisogno di informarmi vedendolo che mi sguscia fra le gambe con fare festoso..." E' un bel nome le dico, mia nipote si chiama così...." Quasi intuendo il mio stupore di fronte ad un nome non proprio pensato per un cane ribadisce con fermezza : " si, l'ho scelto io..." Le sorrido e mi sorride sentendo che l'accoglienza del nome è avvenuta. Ha i capelli lunghi, lucidi e neri che si confondono con il bianco del manto del cane quando lei si china per abbracciarlo.
Per un attimo sono in perfetta in sintonia con le statue che ci circondano, poi riprendono la loro corsa vivace.
Il popolo di Villa Sciarra è gentile. Lo richiede il luogo.
Diverso da quello di Villa Pamphili più "sportivo", forse, anche se i "runner" non mancano quì e le camminate hanno la stessa bellezza, ma forse sono le statue che creano un clima diverso.
Come le Sfingi che raccontano i vizi: l'Ira, la Lussuria, la Gola, l' Avarizia...
Ma la Villa parla anche di pavoni bianchi, amati e voluti dalla famiglia Wurts, gli ultimi proprietari, americani, amanti di piante e giardini.
Mi soffermo davanti all 'uccelliera adibita per il loro allevamento, sicuramente hanno passeggiato in mezzo nella Villa fra pitosfori e cipressi, fermandosi per mostrare il biancore della loro ruota.....
Un signore cammina quando ci incrociamo nel vialetto, fa un gesto antico di saluto: solleva il bel cappello di panama ...
E' tutto perfetto: la quiete, la gentilezza, i colori, il suono dell'acqua delle fontane che chiacchierano, raccontano di luoghi e tempi sconosciuti, ma presenti.
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