Roma è effervescente.
Vive le giornate pasquali con l'allegria di una bottiglia di champagne stappata, la gente si riversa nelle strade come il raffinato vino appena aperto scivola sul vetro, con la stessa naturalezza, come un percorso obbligato.
Le bellezze che l'accompagnano da secoli, si mischiano a un numero incredibile di turisti all'opera con le loro macchine fotografiche, vestiti coloratissimi, sembrano mettere a malincuore giubbotti e sciarpe su magliette a maniche corte.
Ma il clima è fresco, il vento porta residui dell'inverno, come i temporali improvvisi, ma tutto questo non impedisce un'allegria quasi "eccessiva" perchè oltre all'interesse solito per la Capitale del mondo, c'è una sfrenata voglia di vivere il post covid.
Il Gianicolo, con il suo fontanone, sembra più luminoso, l'acqua più canterina...
Trastevere esplode: i vicoli, le strade pullulano di gente, le persone si sfiorano e sfiorano i tavolini messi fuori dai ristoratori per far godere del primo sole... Come si può mangiare con la gente così "incombente" sui tavoli? Ma gli avventori sono incuranti degli altri e addentano i loro spaghetti, bucatini o quant'altro con voracità, forse per impedire che il vento li raffreddi subito....
Mi sembra di non avere mai visto Roma così affollata, un gruppo di ragazzi, seduti sugli scalini a Piazza Trilussa, scherzano, senza lasciare un attimo i cellulari, mi chiedo cosa perdono e cosa guadagnano con un continuo uso di questi oggetti, a volte infernali, per il modo in cui irrompono nelle nostre vite.
Uno di loro sembra quasi svegliarsi dal torpore tecnologico: " A rega'" dice con l'accento romanesco e mettendo il fatidico cellulare in tasca "godemose un po' di sole....." e alza il viso verso i raggi solari.
Anche il Lungotevere è colmo di persone che passeggiano: l'affaccio sul Tevere non disdegna i turisti e l'acqua continua il suo corso pacifica, solo un pò più rumorosa.
Un bambino, ben stretto al padre, la guarda affascinato, vorrebbe toccarla, scendere sulla battigia.
Ha ragione perchè quando le cose si toccano hanno un'altra visuale. Ma la madre richiama bimbo e padre per continuare la passeggiata, il bimbo allontanandosi in braccio al padre continua a guardare il corso dell'acqua...Avrà tre o quattro anni, chissà cosa gli racconta il fiume di Roma.
A San Francesco a Ripa, due fidanzatini, tenendosi per mano, si fermano , fanno una giravolta e lei bruna, con grandi occhi scuri, il vestito giallo attillato ed un giubbotto che la ripara poco dal freddo, dice :" Aho, ma quanti semo????"
E lui, abbracciandolo protettivo; : "Tanti.....troppi......" e si perdono sorridenti in mezzo alla folla.
Roma abituata ad essere calpestata, ammirata, vissuta, accoglie la folla di turisti, è abituata, i romani non si scompongono, si limitano ad amarla, anche con i suoi disagi.
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