La bella e allegra festa di laurea di Alice, mia nipote, figlia di mio fratello Vittorio e di Lalli, l'emozione per il suo 110 e lode ottenuto alla facoltà di Architettura con il plauso della Commissione, la bellezza dell'affaccio della terrazza su Villa Balestra, dove si mischiano festeggiamenti di giovani e " diversamente giovani", citando la mia cara amica Elena Pongiglione, sono il preludio alle vacanze vicine e, complice l'incontro festoso con cari cugini, riportano alla mente quelle di ieri.
Ero solita, durante gli anni dell'adolescenza, andare in vacanza nelle Marche, nella Villa di mia zia Colomba e mio zio Adolfo Perozzi a Valle Cascia, a pochi chilometri da Macerata.
La villa, su tre piani, era immersa in un giardino da sogno, un paradiso per i ragazzini, per me e i miei tre cugini più piccoli, Giuditta, Ettore ed Elena: scorrazzavamo intere giornate in pineta e nel giardino...C'era persino un laghetto, dove ci inventavamo le "merende": mettevamo una tavola di legno per raggiungere un piccolo atollo al centro del lago, la distanza dalla riva era di poco più di un metro, con le nostre sporte, cariche di panini farciti ed altre squisitezze, preparate da Maria, la governante della casa, che a me pareva già allora centenaria, ed il divertimento era assicurato.
Ci sembrava di stare in un'isola in mezzo all'Oceano.
In pineta poi era una continua gincana fra i pini secolari con le nostre biciclette.
Ma un gioco che ebbe molto successo e che mi ero inventata erano le "sfilate".
Avevo scoperto un "tesoro" nella soffitta della Villa: bauli pieni di vestiti di chissà chi, antichi abitanti della villa, che adattavo alla mia figura adolescenziale con l'aiuto di Pina, la moglie del fattore Adriano (vivevano insieme al figlio Mario in una piccola dependance nel giardino), e "invitavo" i miei zii, cugini e gli adulti della zona alle sfilate.
Zia Colomba e zio Adolfo si divertivano moltissimo, lo ricordavamo con zia Colomba prima che se ne andasse. E' stata una zia amatissima ed io una nipote altrettanto amata, il mio terzo nome è Colomba, che è anche il nome della bisnonna Colomba Pisani.
Non si arrabbiava mai: tranne una volta che la feci uscire dai gangheri.
Andavamo al mare a Porto Recanati, e lì, sedicenne, o giù di lì, avevo conosciuto il mio primo fidanzatino, appassionato velista, gareggiava con un Flyng Dutchman e mi insegnò i primi approcci con la vela. Una sera chiesi il permesso a zia Colomba di uscire per una prendere un gelato con lui, Vito, ed amici, me lo accordò a patto di rientrare alle 22.00.
Inutile dire che non rispettai l'orario, scavalcandolo di un paio d'ore.
Ho nella orecchie ancora la corsa attraverso il giardino, il rumore dei miei passi sulla ghiaia, con il fiato in gola salì le scale facendo due scalini per volta, raggiunsi la mia camera sicura di averla fatta franca.
Ma davanti alla porta della stanza trovai zia Colomba.
Fremente, mi disse che il giorno dopo mi avrebbe rispedito a Roma.
Povera zia Colomba! Si era spaventata moltissimo per il mio ritardo, tanto da perdere la sua abituale calma e serenità.
Il giorno dopo, nella sua infinita bontà, mi perdonò e potei continuare la mia vacanza.
Cari zii!
Quella bella villa è ora un albergo, Villa Quiete, chissà se regala altrettanta felicità ai ragazzini: per me è un patrimonio da proteggere.
Ora il passaggio alla felicità è quì su questa terrazza incantevole, su una Roma che non perde la sua bellezza anche in una calda serata di giugno, con il sorriso di Alice.
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