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La Rai "silenziata"

 Il "click" del tornello all'entrata o all'uscita dalla Rai, a Viale Mazzini, a via Teulada , a Saxa Rubra... era accompagnato da saluti più o meno festosi con i colleghi che si incontravano. Spesso chi entrava doveva aspettare chi usciva dallo stesso tornello o viceversa, perchè ci si "assembrava", parola, giustamente vietatissima oggi. I visitatori si affollavano all'apposita entrata dove veniva fatto loro il passi per poter accedere, adesso, molto meno numerosi, a debita distanza aspettano il loro turno. 
Superato il tornello si continuava a parlare con i colleghi, alcuni salutati troppo frettolosamente, del prossimo servizio, dei problemi o delle soddisfazioni  al ritorno da un viaggio e spesso si raggiungeva velocemente la propria postazione per preparare il prossimo. A volte invece, per molto tempo l'ho fatto anche io avendo la redazione di "Uno Mattina" e di altri programmi ai quali ho collaborato a Via Teulada, ci si attardava nel cortile ( tempo permettendo) dove si formavano capannelli di persone, amici e conoscenti, si scambiavano opinioni, si discuteva, si rideva. Il bar, pieno del rumore delle tazzine del caffè o quant'altro che i baristi, alcuni amici con i quali si scambiavano i primi saluti della giornata, lavavano e  poggiavano fumanti sul bancone non proprio in maniera discreta, era un altro storico luogo di incontro, a volte si portava la tazzina ai tavoli per continuare la conversazione con amici e colleghi, con sprezzo del pericolo per un possibile "scontro" con gli altri frequentatori!
Accadeva in tutte le sedi Rai. 
A viale Mazzini in maniera più discreta, essendo la sede della Direzione, nei corridoi c'era l'occasione di un incontro più o meno inaspettato, ci si fermava per un parere, per uno scambio di notizie, a volte semplicemente per il piacere del contatto umano, il via vai era continuo. Il bar era luogo deputato alle chiacchiere, alla pausa, alcune volte al "break" per un pranzo veloce, i baristi ci conoscevano uno ad uno e il "come stai?" non era mai formale, spesso ci si appollaiava su uno sgabello di fronte alla vetrata per ammirare la vista su Roma: il bar si trova all'ultimo piano, l'ottavo, del " Palazzo".
Tutto questo è stato spazzato via dal Covid. 
La Rai si è "silenziata"....le giuste precauzione hanno reso tutto ciò impossibile.
A viale Mazzini, dove mi capita di andare nell'operosa Banca Rai, si incontrano  ex colleghi e vecchi amici, ma siamo come stretti nelle distanze convenute e la gioia di rincontrarsi è quasi trattenuta. 
In  Rai si produce cultura, e questo sicuramente continua ad avvenire nelle stanze dei funzionari e dirigenti, ma il Covid ha sacrificato il rapporto umano, quello che, di per sè, produce idee e coltiva la cultura, quello che ci permetteva di dire : " vado nella sua stanza , è meglio parlare di persona...." E' questo che a volte fa paura: che si spenga  il desiderio di comunicare, di scambiarsi parole che diventano fatti, di "creare"..
Sono stata fortunata crescendo e vivendo in una Rai che era fonte di creatività, di incontri che arricchivano, sia fra colleghi sia con i dirigenti, le "chiacchiere" in realtà erano uno scambio vitale, una linfa continua... 
Esco dalla Banca  professionale, che sa mantenere il suo calore, percorro i corridoi vuoti e sento il "click" del tornello.....
Mi auguro, lo auguro soprattutto ai miei ex colleghi, che torni presto la possibilità di fare cultura anche fermandosi prima di sentire il "suono" del tornello o sorridendo all'amico che ti stringe la mano senza la mascherina: si crea di più!

  

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