I sanpietrini sono lucidi di pioggia. Una pioggia che arriva a scrosci, forte, poi si ferma e rende più silenziosa Piazza San Pietro. E' il silenzio che la rende ancora più suggestiva: i turisti, stranieri e non si avvicinano alle transenne per ammirare il Presepe, ma soprattutto per essere avvolti dall'abbraccio potente della Basilica di San Pietro, i commenti vengono fatti a bassa voce, i passi si avvicinano e si allontanano con discrezione, sembra quasi non si voglia disturbare. Solo il rumore della pioggia arriva quando vuole, a volte gli ombrelli ne sono così carichi che bagnano il giaccone, ma la gente rimane gentile, sorridente, da il passo all'altro con discrezione.
Il presepe è semplice nella sua grandiosità: i peruviani lo popolano, arriva dal Perù, dalle Ande, dal villaggio di Chopcca. Cinque artisti di Huancavelica hanno realizzato questa opera composta da 30 pezzi: una comunità peruviana con i lama che li circondano.
Provo la stessa emozione e stupore che mi provocò un viaggio in Perù.
Un paese che unisce povertà e splendore che tocchi ancora di più con mano quando raggiungi Machu Picchu, nelle Ande, partendo da Cuzco.
Un trenino che andava a passo d'uomo, saliva su per le montagne, e si fermava come un autobus alle stazioni dove gli Incas, che nonostante la povertà non rinunciavano ai loro berretti di lana colorati, alle coperte allegre sulle spalle, scalzi, non sembravano patire il freddo e salivano nel vagone di terza classe (come veniva definito) per raggiungere la montagna.
Di fronte alla magnificenza di San Pietro provo lo stesso batticuore di quando Machu Pichu mi apparve davanti agli occhi.
Un luogo sacro e magico, un progetto architettonico perfetto che gli Incas avevano costruito: strade , terrazze coltivabili, si intersecano perfettamente in un capolavoro di ingegneria incaica, con le pietre dei muri a secco che si incastrano in un disegno ineguagliabile. Costruita intorno al 1450, circondata dal verde della vegetazione, fu abbandonata improvvisamente.
Il senso di mistero ci accompagnò mentre percorrevamo le stradine di Machu Pichu, dove grandezza e perfezione della mano dell'uomo si mischia alla bellezza stupefacente della natura...pareva vedere gli Incas di allora aggirarsi in quei luoghi lavorando, parlando, passeggiando...
Sembra di essere in cima al mondo, osservando la montagna verde, il famoso cucuzzolo di questo luogo diventato Patrimonio dell'Umanità..
La pioggia, in Piazza San Pietro, continua a far rumore sull'ombrello, è piacevole, cadenzata, musicale, il Presepe con le sue figure peruviane, i vestiti e le coperte originali, il condor che spalanca le sue ali, parla la lingua dell'uguaglianza, dell'unione fra popoli, della bellezza.
Mi allontano a malincuore, chiudo l'ombrello, la pioggia è cessata, ma l'asfalto resta lucido e brillante.
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