"Si chiama "Disforia di genere" ...." mi disse con la voce roca che rivelava la sua natura transessuale.
Ero andata a Genova per "Unomattina Storievere". Avevo ottenuto un'intervista con la persona che si era resa disponibile a patto che l'intervista non si realizzasse a casa sua, ma al porto.
L'appuntamento era alle quattro del pomeriggio, in una giornata d'inverno fredda, ma limpida.
Salì sull'aereo la mattina, la troupe sarebbe venuta all'aeroporto a prendermi per fare prima qualche immagine di Genova.
Quel giorno fu impossibile atterrare a Genova per il forte vento che si era improvvisamente alzato, inconveniente che chi conosce l'aeroporto genovese, a ridosso del mare, sa che spesso capita. Sbarcammo a Pisa e ci trasferirono con un pullman a Genova. Chiamai la troupe pregandoli di fare da soli le immagini, ci saremo visti direttamente al porto.
L'intervista non era semplice e questo inconveniente mi agitò non poco, ma forte di quello che mi era stato insegnato: "il lavoro si porta a casa, nonostante imprevisti e difficoltà" non mi rassegnai e riuscì ad arrivare puntuale all'incontro.
Gli operatori, professionali e bravissimi, avevano già predisposto il set.
Arrivò la persona che dovevo intervistare: alta, lunghi capelli biondi, mani grandi curate, che lo smalto rosso non riusciva ad rendere femminili, il viso non nascondeva i tratti maschili, come la sua corporatura stretta in un tailleur.
Mi guardò in modo diretto e schietto, vidi negli occhi una malinconia che veniva da molte sofferenze, mi pregò la discrezione e cominciò a raccontare....
Si era sempre sentita donna, ma aveva combattuto questo sua inclinazione fino a sposarsi, ma ad un certo punto non potè più contrastare la sua vera natura e si decise a raccontare alla moglie ( che amava molto, nonostante tutto) il suo essere donna e il suo desiderio di diventare tale, scontrandosi con un altro problema quello di essere allergica a qualsiasi tipo di anestesia.
La sua vita fu costellata da sofferenze, la moglie lo lasciò, e lei intraprese un cammino doloroso, ma necessario per cercare un "pezzetto di felicità...". Fin da piccola, mi raccontò, era attratta dalle bambole, dai vestiti da donna ... " Ho imparato più tardi che la scienza ha dato un nome a questa inclinazione " disforia di genere"...."
Cercai di essere il più delicata possibile nelle domande, si sentiva che era una creatura di cuore, e il finale che accennò nell'intervista e mi raccontò più ampiamente fuori le telecamere me lo confermò.
La moglie, sconvolta dalla rivelazione, se ne andò di casa ed ebbe una relazione con una persona poco affidabile, rimanendo incinta. L'uomo non volle più sapere niente di lei, tantomeno del bambino.
Fu proprio lui/lei che l'aiutò ospitandola e curandola, amando la bambina che nacque.
" Noi siamo come due amiche e per la bambina siamo due mamme....quando sarà grande le racconteremo tutto...."
Vidi un amore infinito nei suoi occhi, la luce del tramonto invernale, colta alla perfezione dagli operatori, rese la testimonianza ancora più toccante e quando l'intervista fu trasmessa durante la diretta, mi fu raccontato dai colleghi presenti, che un silenzio ed una commozione invase lo studio.
L'amore non ha genere.
Commenti
Posta un commento