Uscendo dal cinema dopo aver visto il bellissimo "Marx può aspettare" di Marco Bellocchio, hai l'impressione di avere qualcosa in più, un sentimento di compassione e allo stesso tempo di razionale malinconia ti invade. Le incomprensibili tragedie della vita diventano più comprensibili anche se non ci sono risposte.
Perchè si è ucciso Camillo a soli 29 anni? Una delusione d'amore? Il sentirsi inadeguato rispetto ai suoi fratelli più riusciti nella vita? Non si sa....
Cosa non hanno capito i suoi genitori, la sua famiglia? Non si sa....
Marco Bellocchio cerca di spiegare ai figli Elena e Pergiorgio la sua "assenza" nei confronti del fratello gemello, i suoi "non ricordo" sono di un'umanità disarmante, sembrano privi di emozione, ma in realtà quella vita perduta pesa come un macigno sulla vita sua e dei suoi familiari.
Il cinema si intreccia alla vita in questo emozionante documentario, la famiglia che racconta diventa la tua famiglia, quel parlare liberi da sovrastrutture di un'emozione che può cadere nella retorica ti rende partecipe delle pieghe oscure della vita, quelle che ognuno di noi cerca di allontanare.
Camillo è bellissimo.
Il repertorio usato dal geniale Marco Bellocchio, inframezzato dalle interviste rese ancora più potenti dalla staticità con le quali sono realizzate, ci mostra un ragazzo sorridente, così bello da sognare di fare l'attore ed invece apre una palestra, ed allora pensi che l'unico senso della vita è fare ciò che si ama, è difficile, ma accontentarsi di un'alternativa può essere molto pericoloso, essere se stessi è l'unica grande realizzazione....
Le musiche di Ezio Bosso, con una leggerezza drammatica, accompagnano la bellezza del film.
Palma d'oro alla carriera al Festival di Cannes, la vitalità dei film di Marco Bellocchio continua.....
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