Ogni volta che devo andare alla stazione sono contenta.
Non è solo l'idea del viaggio che mi piace , ma è proprio il treno che amo come mezzo di trasporto, più dell'aereo, quando è possibile farne a meno. E mi piacciono le stazioni, il via vai di gente, più degli aeroporti, che pure ho frequentato moltissimo.
Mi sono chiesta se questa passione sia nel mio Dna, perchè mio nonno paterno, Vittorio Mariani, ingegnere, Grande Ufficiale, era Presidente delle Ferrotranvie, professionista stimatissimo, morì giovane, a 57 anni, nella bella casa di Anzio dove villeggiava con la famiglia. Mio padre aveva 18 anni quando il nonno se ne andò, credo che ne abbia sempre sentito la mancanza, ed io ho conosciuto nonno Vittorio, rigoroso, amante della sua professione, austero, con negli occhi bagliori che tendevano al grigio, solo attraverso i suoi racconti, ogni volta che salivamo su un treno c'era un episodio nuovo da scoprire sul nonno.
Fatto sta che la passione dei treni e delle stazioni è viva in me.
Ho viaggiato molto per lavoro ed anche se spesso le trasferte erano faticose perchè il tempo era poco (ho lavorato per Rai Uno per molti anni e spesso in una sola giornata si partiva, si realizzava il servizio, si rientrava alla base), ma quando salivo su un treno mi rilassavo completamente, nonostante la stanchezza e pensavo al servizio, a come dovevo montarlo, alle persone incontrate..... Mi concentravo su chi avevo accanto, ogni viso mi incuriosiva, immaginavo una storia, poi magari il compagno di viaggio si metteva a parlare e capivo se quel viso mi aveva trasmesso sensazioni giuste o meno.
Questa abitudine mi è rimasta, dovuta forse anche al mio mestiere, il giornalismo, che mi fa sempre essere curiosa degli altri. Ma è anche il rumore del treno che mi appassiona, sia una Freccia o un "Regionale", accompagna i miei pensieri come un sottofondo musicale, come una cantilena.
Una volta tornando da Napoli, un signore di fronte a me, distinto, elegante, raccogliendomi un golf cadutomi nella fretta di salire sul treno, mi chiese, con tono gentile "sono già le 5.00? ", l'orario in cui doveva partire il treno, guardai il cellulare e gli risposi di sì ....
" Pressapoco" rispose lui, che nel corso della conversazione scoprì essere un docente universitario, alla mia espressione un pò stupita rispose : " Non trova che si è perso il gusto del pressapoco?..." disse sorridendo "adesso, con la vita che facciamo, bisogna essere precisi fino all'eccesso, spaccare il minuto, si è persa la bella filosofia del pressapoco...del dire: vediamoci pressapoco alle 9...ah che rilassatezza, non trova?" Trovai la filosofia di vita sicuramente originale, forse rivelatrice anche della napoletanità del Signore in questione.....e comunque da lì scaturì una piacevolissima conversazione che mi fece scendere dal treno divertita e accolta dai "rumori" della Stazione Termini ancora più familiari..
Quel via vai mi fa sopportare spesso, senza spazientirmi, anche la fila per i taxi.....
Chissà il nonno Vittorio cosa penserebbe di queste Frecce veloci, lui che doveva pensare ad una viabilità ben diversa, che non si poteva e non si doveva accontentare di un "pressapoco".....
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