Lo scandì bene Lucia Romasco durante l'intervista : "7 kg di carbone al giorno per ogni operaio..."
Ero andata per "UnoMattina" a Manoppello, in Abruzzo, vicino a Pescara, per realizzare un servizio in occasione del sessantesimo anniversario della tragedia di Marcinelle.
L'8 agosto 1956 era scoppiato l'incendio nella miniera di carbone Bois du Cazier , in Belgio, a Marcinelle, grande il prezzo pagato dagli italiani, morirono in tutto 262 minatori, 136 italiani, 60 abruzzesi, 23 di Manoppello. Lucia Romasco e Maria di Valerio, vedove di Santino di Donato e Camillo Iezzi, due dei minatori morti nella miniera, mi aspettavano per l'intervista, nella piazza dedicata ai Caduti della miniera.
Mi portarono le foto dei giornali dell'epoca che raccontavano la tragedia, ed alcuni oggetti dei loro mariti, compreso un orologio fermo qualche minuto dopo l'ora della tragedia : le otto e dieci.
Mi colpì come toccavano le foto dei loro cari, quasi accarezzandole....
La loro emozione, nonostante fossero trascorsi 60 anni dalla catastrofe, era intatta.
"Corsi alla miniera, lasciando il bambino piccolo ad una vicina, non aveva due anni, quando sono arrivata davanti a quei cancelli sentì le urla agghiaccianti....." mi raccontò Lucia Romasco e Maria di Valerio, anche lei, allora con una una bimba piccola ed un'altra in arrivo, incalzò: " C'era tutto fumo, mi attaccai alle sbarre del cancello, quasi a volerle piegare per entrare...."
Ma quello che colpiva nel racconto di Lucia e di Maria era l'amore per questi loro uomini sposati bambine, Maria a sedici anni circa, Lucia qualche anni di più e mai dimenticati: "Non c'è giorno che il pensiero non vada a loro" mi disse Maria con la voce quasi rotta dal pianto, e Lucia: "Queste cose non devono accadere....mai!" soggiunse con la voce carica di dolore ancora fresco.
Una vita di sofferenze e sacrifici, con la consapevolezza di chi non solo ha subito una tragedia, ma l'ingiustizia di un contratto capestro firmato dal governo italiano con il Belgio, giovani che andarono a lavorare senza assicurazioni e senza che fosse controllata la sicurezza delle miniere: "avevano bisogno di lavorare...." dice Lucia. Eppure una dignità mai persa.
I figli di Lucia e Maria sono cresciuti, sono nonne appagate, ma quell'amore spezzato è dentro di loro alimentato, quasi curato con la sicurezza di chi sa che nella vita il vero amore arriva solo una volta e non importa che il rapporto fra pochi anni di matrimonio ed una lunga vedovanza sia sbilanciato, loro ci avevano creduto e quegli uomini non glieli hanno tolti dal cuore.
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