Essendo digiuna e anche piuttosto "allergica" al calcio non pensavo mai che il film " Mi chiamo Francesco Totti" con Francesco Totti del bravo Alex Infascelli, scritto con Vincenzo Scuccimarra, presentato con successo alla scorsa edizione del Festival del Cinema di Roma, potesse interessarmi. Il film è disponibile sulla piattaforma "MioCinema", voluta anche dall'ottima LuckyRed, che ci permette, in questo periodo di lontananza dalle sale, di godere di film di spessore. In questo caso la bella presentazione/ intervista di Valerio Caprara, il grande e acuto critico cinematografico, mi ha invogliato a vedere il film.
Francesco Totti, amatissimo capitano della Roma, racconta la sua storia. La sua voce fa da sfondo al repertorio della sua vita, mirabilmente montato, e ne esce fuori non solo l'inimitabile campione, conteso con cifre da capogiro ( 12 miliardi l'anno l'offerta del Real Madrid), ma la figura umana che sogna anche di uscire per strada e non essere riconosciuto, non essere fermato, almeno una volta, per firmare autografi.
Francesco Totti racconta di lui bambino alle prese con il pallone: " Facevo le cose difficili e mi riuscivano....." Ecco descritta con semplicità la scoperta del talento.
Il ritmo incalzante del film appassiona.
L'unica figura calcistica alla quale sono legata è "o rei", l'insuperabile Pelè. Avendo vissuto quasi dieci anni della mia infanzia in Brasile, ho il ricordo di un suo palleggio, visto casualmente in televisione. Fui affascinata da quel fantastico giocoliere che, sorridente, faceva delle magie con il pallone, nulla gli era impossibile: il pallone "danzava" con lui, faceva quello che lui voleva.
Anche a Totti nulla è stato impossibile, ha ed ha avuto il mondo in mano, ha saputo riconoscere i suoi errori, come racconta nel film, e questo è dei grandi.
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