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Un albero abbracciato

Riprendo le mie camminate veloci, dopo la pausa vacanziera, in realtà mai lasciate del tutto. 
Mi inoltro per i vialetti di Villa Pamphili, scopro con stupore una volpe, accomodata in mezzo alle frasche, i rumori dei rametti che si rompono sotto la suola delle scarpe mi accompagnano insieme al concerto  degli uccelli e degli animaletti, che sembrano far parte di un'orchestra diretta da un grande Maestro.
Il lockdown ha "ripulito" la natura, l'aria già molto tersa di Villa Pamphili è ancora più fresca e chiara, forse un avvertimento ad avvicinarci di più a quello che per anni ci siamo impegnati a distruggere.
Arrivo ad  uno spazio che amo molto, meta delle mie camminate veloci, dove si stagliano tigli, ippocastani, un albero di giuggiole ti rinfresca con il suo ombrello di foglie, i suoi frutti dolci, che si sciolgono in bocca, i tronchi possenti mi spingono ad un gesto semplice e potente: un abbraccio.
Circondo un tiglio con le braccia, come si abbraccia l'uomo che ami ritrovato dopo un distacco, con trasporto e delicatezza, appoggio la guancia alla corteccia dura, ma allo stesso tempo amabile, il profumo, così da vicino, è inebriante. La natura ti parla e ti regala un mondo vivace e pieno di "sentimenti".
Un pezzetto di corteccia mi rimane fra le mani quasi a ricordo imperituro di quell'abbraccio, come un amore che ti rimane per sempre nel cuore.
Mi viene in mente una bella poesia di Angelo De Pascalis:
" Si sentivano spesso, ma senza telefonarsi, si sentivano come si sente un'emozione....".
La potenza del cuore: la natura è lì a dimostrarlo,  ferma e mutabile, ma allo stesso tempo immutabile, e l'albero ricambia l'abbraccio.


La volpe in mezzo alle frasche















                                                                                    








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