Mia mamma si chiamava Gemma, il nome di una stella. Era un nome appropriato per molte ragioni, ma soprattutto perchè i suoi occhi scuri, che tendevano al dorato avevano una luce particolare, pura e lucente. In realtà il suo nome per intero era Maria Gemma Caccioppoli, napoletana di origine, sua mamma Rosa Starace, proveniva da un'antica famiglia partenopea , come il padre Lorenzo Caccioppoli ed era la nipote del grande matematico Renato Caccioppoli.
Aveva tre sorelle alle quali era molto legata, zia Isa, zia Colomba e zia Rosamaria.
Sicuramente aveva ereditato la vivacità e la verve napoletana, era non solo bella, con un'intelligenza acuta, ma aveva una simpatia immediata che la faceva amare da tutti. Era anche una donna "scomoda", la sua sincerità la portava a dire quello che pensava e questo era cosa rara, soprattutto nelle donne della sua generazione, gran signora, ma non accettava il conformismo e l'ipocrisia. Fu educata nei migliori collegi dell'epoca perchè il lavoro del padre, ingegnere, portava i miei nonni in giro per l'Italia e così trascorse alcuni anni nell'esclusivo Poggio Imperiale di Firenze. Allora era normale che i figli della buona borghesia frequentassero i collegi, ma non per lei. Non amava le costrizioni, era insofferente, trovò uno sfogo alla sia irrequietezza nel recitare, partecipava agli spettacoli del "teatro" collegiale e pare fosse anche brava. Mi raccontava che una delle sue compagne di recitazione era Linda Christian , la moglie di Tyrone Power, che spiccava per la sua bellezza e con la quale instaurò una simpatica amicizia. Ebbi occasione di incontrare per un'intervista la figlia Romina Power, le parlai del bel ricordo che mamma aveva di sua madre, si commosse e ne fu felice.
Il matrimonio con mio padre fu felice, entrambi innamoratissimi uno dell'altra, continuarono ad esserlo per tutta la vita, partirono appena sposati per il Brasile, dove siamo nati noi tre figli. Amavano fare le stesse cose, il mare, andare in barca, anche se in casa i ruoli erano rigidamente divisi: la mamma doveva fare la mamma e il papà, il papà, ma avevano la stessa convivialità e socievolezza con gli amici. Era severa nell'educazione: guai a non dire grazie, prego, scusa, tanto per dirne una. La particolarità di mamma era l'allegria con cui affrontava ogni giornata dando un valore straordinario alle piccole cose e un calore immenso alla casa. La nostra casa era sempre aperta, fin da piccoli, agli amici loro e nostri ( miei, di mia sorella e di mio fratello), che si intersecavano e facevano a gara per venire a casa nostra. Le cene, l'accoglienza e l'ospitalità, signorile e familiare insieme, è rimasta un ricordo indelebile in molti amici, rincontrati negli anni. Non c'era compleanno che non venisse ricordato e festeggiato, era orgogliosa di noi, ci ha amato moltissimo, a volte in modo " disordinato" ma per me, e per i miei fratelli è stato un "paracadute" che si è aperto ogni volta che abbiamo dovuto affrontare le difficoltà della vita, insieme all'amore di mio padre, più pudico nell'esternare l'affetto paterno per le sue origini piemontesi, ma altrettanto profondo.
Questo amore così intenso me lo porto ancora adesso. Risuonano dentro di me le parole che mi disse poche ore prima di morire, lucida e viva, con gli occhi lucenti: " tu non ti preoccupare di niente, a te penserò io...." Amore materno senza fine, patrimonio incalcolabile.
Mamma e papà freschi sposi! |
Che meraviglioso omaggio ad una donna che evidentemente racchiude tutte le virtù della napoletanità.
RispondiEliminaSpero di incontrarti ancora in Villa.
Buone vacanze
Germana
Grazie mille! Hai ragione era una napoletana doc! Speriamo veramente di rincontrarci.
EliminaBuone vacanze