In vacanza a Talamone ho spesso scorrazzato con le amiche in Maremma. Si andava alla ricerca di qualche gustoso ristorante (anche ora, ma allora c'era il gusto della scoperta), a trovare gli amici che avevano casali sprofondati nella quiete maremmana. La luce della Maremma è particolare, prima del tramonto ha qualcosa di magico: è dorata, forse perchè si mischia al colore del grano e dei girasoli di cui quella terra è piena, forse perchè il mare vicino rende particolarmente limpida l'aria, non lo so, ma ha un colore unico. A volte arrivavamo alla spiaggia dell'Uccellina per cenare in riva al mare, nell'incantevole baia di Cala di Forno, in un ristorante che, in realtà, era una capanna di legno con una tettoia di paglia sotto alla quale erano disposti i tavoli che poggiavano sulla sabbia. Era tutto molto familiare, spesso ci toglievamo i sandali per sentire il piacere della sabbia fredda scorrere sui piedi, mentre eravamo intenti in chiacchiere rotte dal rumore del mare e impregnate dall'odore dei pini e, alle nostre spalle, brillava la pineta del Parco dell'Uccellina che, a volte, complice la luna, creava dei giochi di luce tali da rendere lo scenario a dir poco fantastico. Ai tavoli si avvicinavano molto spesso innocui cinghiali che prendevano dalle nostre mani qualcosa da mangiare mentre, dal Parco, provenivano i rumori della vita notturna degli animali. Una sera, percorrendo la strada che portava al ristorante (per fortuna a passo d'uomo) due meravigliose istrici, vicinissime l'una all'altra tanto da sembrare abbracciate, ci attraversarono tranquillamente la strada, a piccoli passi, e proseguirono nella loro passeggiata notturna.
In una di queste sere d'estate decidemmo di andare a trovare Ilka, una nostra amica tedesca che aveva un casale in mezzo alla Maremma, attardandoci più del solito, complici la buona compagnia, l'ottima cena e il buon vino toscano, decidemmo di dormire in quel casale fuori dal tempo con le tende bianche che circondavano i letti per difendersi dalle zanzare. La mattina di buon'ora ( non rispettando le nostre abitudini di bravi dormiglioni perchè dovevamo ripartire per Roma) ci mettemmo in macchina per rientrare a Bengodi e preparare le nostre cose per la partenza. Ancora una volta le luce del primo mattino mi sbalordì per la sua chiarezza e non potei trattenermi dal tuffarmi in mare per una nuotata nell'acqua "frizzante" data l'ora mattutina.
Percorriamo in bicicletta, Monica ed io, i vialetti di Fregene, alla ricerca della casa di Federico Fellini e Giulietta Masina, in Via Portovenere. Eccola! C'è un pò di emozione in noi, perchè tutto quello che riguarda il grande Maestro emoziona ed immaginare che, in un periodo della sua vita, abbia vissuto in questa casa, passeggiato nel giardino, pensato i suoi magici film, creato i suoi disegni ci fa muovere quasi con circospezione al di là del cancello, come se il Maestro fosse ancora lì e noi lo potessimo disturbare. Federico Fellini e Giulietta Masina misero su questa casa nel 1961, come racconta la stessa Masina a Costanzo Costantini. La grande coppia si innamorò di Fregene verso la fine degli anni cinquanta e decisero di comprarsi la casa dove trascorsero periodi sempre più lunghi. Diventata troppo piccola, perchè "affollata" dai moltissimi amici del mondo del cinema, nel 1966, comprarono un terreno dove costruirono una grande villa a due piani a Via Volosca 1...


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