Scendo per il viottolo che dal cancello porta al portone di casa mia e incontro due bambini che, sotto lo sguardo attento del papà, disegnano con i gessetti sull'asfalto. Vengo attirata dalla particolarità del disegno e chiedo al più piccolo, cinque o sei anni circa, cosa sia : " Un alieno" mi risponde e soggiunge " l'ho detto io a Davide di disegnarlo ", indicando il fratello, con il tono trionfante e gli occhi luccicanti che i bambini sanno avere. Il fratello è accucciato, intento a disegnare, fra le dita un gessetto, uno strumento antico e potente. "E' una idea fantastica" esclamo , sono contenti di essere lodati per la loro bravura, riprendono il loro " lavoro", ci salutiamo, il papà ringrazia con gentilezza.
E' difficile per i grandi superare questa reclusione forzata che ci richiede il Coronavirus, ma per i bambini è ancora più complicato, con la giusta irrequietezza dell'età, il loro bisogno di muoversi, di stare con i loro amichetti, di camminare all'aria aperta, di andare a scuola. E' uno sforzo troppo grande.Oggi rientrando a casa scorgo il disegno completato: è bellissimo. I bambini non ci sono. Accanto all'alieno un uccello coloratissimo, l'alieno è diventato verde. Da quel disegno traspare la vita, la capacità propria dell'infanzia di essere sereni in questo momento particolare. L'alieno è il virus? Sicuramente non lo hanno rappresentato con terrore , ma come un essere che si insinua , in mezzo ai colori. Se è così, sono stati bravi i genitori a spiegare come stanno le cose e loro a cogliere con la forza, la semplicità e l'intelligenza dei bambini il succo del problema e a trasformarlo in gioco.
Quell'alieno/virus scomparirà, e se ci lasciasse qualcosa di buono? Un'umanità migliore, un'umanità che si porti sempre dentro la purezza, la fantasia, la grandezza del bambino?
Spero di rincontrare i due piccoli artisti per ringraziali della bellezza e della profondità del loro disegno.
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