Spesso è la prima inquadratura che appassiona al film. E così è stato per me in "Piccole Donne": Jo March, di spalle che sta per entrare nella redazione di un giornale per sottoporre il suo racconto e convincere il direttore a pubblicarlo, dritta come un fuso, muovendo leggermente le spalle come per farsi coraggio e non perdere la forza, da subito l'idea della passione, del carattere indomito, della bellezza del personaggio.
Il film "Piccole Donne" di Greta Gerwig, la giovane e brava regista statunitense candidata, a ragione, agli Oscar del prossimo febbraio per la migliore sceneggiatura non originale, appassiona per la freschezza e la modernità delle tematiche, oltre che per la profondità dei rapporti familiari che riportano in primo piano il valore della "sorellanza" caro alle femministe, ma effettivo e reale all'interno della famiglia March. Tratto dal famosissimo libro di Louise Alcott, sullo sfondo della Guerra Civile Americana, ripropone la vita delle quattro ragazze Jo ( Saoirse Ronan, candidata all'Oscar), Meg (Emma Watson), Amy ( Florence Pugh, candidata all'Oscar ) e Beth (Eliza Scanlen), ambientato in Massachussettes, si avvale di una splendida fotografia e di costumi (candidatura agli Oscar) straordinari. Come quando quindicenni, o giù di lì, si leggeva il libro, ci si identifica, in alcuni momenti, nell'indomita Jo, poi nella mite Meg e nella vezzosa Amy, per arrivare a confondersi con la sensibilità di Beth. La foga , ma anche l'equilibrio con cui Jo difende la libertà di scegliere la sua vita e il suo amore, il rifiuto del "matrimonio come patto economico", anche da parte della più femminile Amy , non essere " mercenari " ma consapevoli dei propri sentimenti, rende il film attuale e affascinante. Un bravo Timothee Chalamet interpreta le indecisioni amorose di "Laurie".E che dire dell'immensa Meryl Streep, la rude e realistica zia March, che non riesce neanche quasi a pronunciare la parola bacio e allontana la nipote Meg che cerca di darglielo? Insuperabile.
La musica di Alexandre Desplat, candidato all'Oscar, ti avvolge durante tutto il film.
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