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Dietro le quinte di Colosseum: la sigla

L'idea della sigla di "Colosseum" nacque nell'ufficio della mitica "Tecno 77" la società che si trovava a Via Gomenizza , in fondo a Via Teulada dove fu ideato e montato il programma  e che divenne la nostra redazione.
Ho cercato già di raccontare l'atmosfera di allora, erano i primi anni ottanta, indispensabile per capire come nascevano le idee e i programmi. La collaborazione era alla base del nostro lavoro e le idee circolavano, non importava chi le avesse avute, venivano "regalate" al programma.
La nascita della sigla fu molto divertente. Brando Giordani, autore, giornalista. Capostruttura di Rai1, poi Direttore della Rete1 ed Emilio Ravel, autore, giornalista, scrittore, decisero di ambientarla al Colosseo perché era il posto dei "giochi" degli antichi romani. La filosofia di "Colosseum" era il gioco ( il titolo iniziale era "Il grande gioco") si volevano raccontare i giochi dell'acqua, della forza , dell'aria, degli animali, della guerra, dell'illusione, della cerimonia,  della musica girando servizi in Italia e all'estero e comprando materiale dalle televisioni estere, il sottotitolo diventò "un programma quasi per gioco". Per la realizzazione della sigla si fecero le cose in grande e si chiese alla Banda dei Carabinieri ( che accettarono con piacere e divertimento, a titolo gratuito ) di partecipare sfilando intorno al Colosseo sulla colonna sonora The March tratta dal film "1941. Allarme a Hollywood" con John Belushi. La mongolfiera, carica di personaggi, che, dopo essersi esibiti in divertenti " performance" ai piedi dello storico monumento, si posizionavano nel cesto, avrebbe sorvolato il Colosseo. Ero coautrice del programma, ma l'idea della sigla fu interamente loro. Il divertimento di Giordani e Ravel fu proprio quello di inventarsi i più strani personaggi da far entrare nel cesto per un ipotetico viaggio intorno al mondo: nascevano così, come se niente fosse, dalla loro creatività, dal loro saper "giocare" lavorando, dalla loro ironica inventiva, unita sempre ad una grande semplicità.  Ed ecco allora l'idea del camioncino che si apre, con Giordani e Ravel che, vestiti con divise rosse e cappellino con la scritta "Colosseum" (Giordani lo teneva in mano perché ci teneva molto ai capelli e al suo "famoso"ciuffo) a mò di impiegati municipali ( e questo la dice lunga sull'autoironia dei due grandi giornalisti), facevano scendere, mimando con le mani il gesto " sciò,  sciò", i cani ed una specie di "Circo Barnum" di personaggi: l'antico romano, i cinesi, la punk che inforca la moto, i tirolesi, il cow boy a cavallo, i marinai che giocano a braccio di ferro, il lord inglese imperturbabile che fuma la pipa...La divertente colonna sonora "Wonder dog - Ruff mix"  (cani che abbaiavano "cantando") accompagnava il tutto, la musica cambiava all'arrivo della banda.
L'effetto era spettacolare. I personaggi entravano poi nel cesto della mongolfiera (veniva chiamata " cipollone" dalla voce fuori campo del grande Oreste Lionello, e poi dei bravi  Daniele Formica e Claudio Capone) che si alzava con un potente sbuffo della fiamma e sorvolava il Colosseo. Ridendo e scherzando si decideva anche cosa far fare ai personaggi. Armando Portone, che si occupava con rara maestria e genialità della regia del montaggio e dei servizi, ebbe l'idea di far "scortare" il camioncino dal cowboy a cavallo e dalla punk in moto, Emilio Ravel armò i cinesi di padelle che venivano date in testa ai malcapitati, mentre Giordani decise che a "guidare" l'equipaggio della mongolfiera doveva essere la sexy Carmen Russo.  C'era una sorta di innocenza anche nel mostrare la sensualità della Carmen  Russo: ammirarne le forme doveva essere  un piacere  privo di volgarità. Insomma in quella sigla c'era tutto cultura, riferimenti al cinema ( è chiara la "citazione" della mongolfiera al celebre romanzo di Jules Vernes "Il giro del mondo in 80 giorni" e all'altrettanto celebre film con David Niven), ironia e divertimento. Forse dalla statura professionale ed umana dei Grandi di allora c'è solo da imparare!


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