Sul finire del contratto del programma "Nero su Bianco" venivo spesso attratta da un gran vociare nei corridoi e nelle stanze: si parlava molto di un arrivo alla Rete di Brando Giordani , giornalista, autore, insieme ad Emilio Ravel di “Odeon”, famoso programma del Tg2, deus ex machina di Tv7, il rotocalco punta di diamante del giornalismo d’inchiesta….insomma Giordani era il top e si parlava di questo suo passaggio a Rai Uno ( era vicedirettore al Tg2 ) con molte aspettative e anche con timore reverenziale. Con l’arrivo dell’estate conclusi , con la stima di Francesco Bortolini e di Claudio Barbati , il mio lavoro.Tornai alle mie occupazioni non dando per scontato un ritorno in Rai, ero interessata a molte cose, laureata in Filosofia, mi piaceva anche dedicarmi ai miei studi. All’inizio della stagione televisiva autunnale mi arrivò una telefonata di Francesco …"Giordani è approdato a Rai Uno come Capostruttura e mi ha chiamato per un programma che ha intenzione di realizzare… gli ho parlato subito di te gli ho detto che sei brava , ti vuole vedere… chiama la sua segretaria per un appuntamento…” La mia reazione? Mi arrabbiai moltissimo….gli dissi che era impazzito….come potevo io, digiuna di televisione, andare ad un appuntamento con chi era “la Televisione”? Per farla breve Francesco mi convinse ed andai.
Brando Giordani fu cordiale, acuto e veloce. Era un uomo semplice sebbene avesse una carica importantissima . Capostruttura della Struttura 5 ( sono nati, sotto la sua direzione, programmi come Colosseum, Italia sera , Pronto Raffaella, Marco Polo…), Giordani amava soprattutto il suo lavoro più che il potere. Per fare capire l’uomo e il professionista una volta mi chiese “ Rosellina ti ho mai chiesto per chi voti?” Era vero…e non che fosse esente da richieste di raccomandati, ma privilegiava chi amava il proprio lavoro, il merito. L’ho visto spesso conversare con cordialità, scambiando idee e opinioni, con personaggi di estrazione politica molto diverse dalle sue, come Ugo Gregoretti recentemente scomparso. Giordani era figlio di Igino Giordani, cofondatore insieme a Carla Lubitch dei Focolarini , il Movimento laico all’interno della Chiesa Cattolica , che promuove l’unità della famiglia. Le sue posizioni politiche erano vicine alla Democrazia Cristiana, ma era sempre pronto a confrontarsi con idee diverse senza nessuna preclusione, anzi considerandolo uno scambio arricchente, e mantenendo un rispetto totale, umano e professionale, verso il suo interlocutore. Francesco Bortolini non accettò poi la collaborazione propostagli da Giordani per divergenze sul programma (“Variety”, il titolo, ed era uno spaccato di attualità e spettacolo realizzato con grandi registi come Mauro Bolognini , Pupi Avati). Posso dire che fu un anno terrificante? Avevo capito che mi veniva data un’occasione : lavorare con i grandi, quelli che sapevano fare la televisione ed allora dovevo imparare il più possibile. Non mi esimevo dal fare quella che si chiama “la gavetta” pur di imparare. Ero stremata alla fine del programma e pensavo che tutta quella fatica non mi avrebbe portato a niente. Gli autori di “Variety” erano Paolo Giaccio e Guido Sacerdote. Giordani, come Capostruttura, seguiva il programma con estrema cura e attenzioni, perché funzionava così, il Capostruttura si sentiva ed era responsabile di quello che andava in onda e quindi spettava a lui scegliere la linea editoriale del programma. Giordani lo vedevo pochissimo, lo incrociavo nelle sale di montaggio ( in moviola, come si chiamavano allora : i servizi si giravano e si montavano in pellicola, con la “ pressa”, uno strumento apposito, si tagliavano e incollavano le diverse parti della pellicola, a me sembrava di vedere cucire un abito). Sentivo, da lontano, le discussioni o le approvazioni su ogni pezzo e non c’era regista di fama più che consolidata che si potesse esimere dal suo giudizio: furioso quando riteneva un pezzo mal fatto, generoso di lodi di fronte alla bravura…..
Brando Giordani fu cordiale, acuto e veloce. Era un uomo semplice sebbene avesse una carica importantissima . Capostruttura della Struttura 5 ( sono nati, sotto la sua direzione, programmi come Colosseum, Italia sera , Pronto Raffaella, Marco Polo…), Giordani amava soprattutto il suo lavoro più che il potere. Per fare capire l’uomo e il professionista una volta mi chiese “ Rosellina ti ho mai chiesto per chi voti?” Era vero…e non che fosse esente da richieste di raccomandati, ma privilegiava chi amava il proprio lavoro, il merito. L’ho visto spesso conversare con cordialità, scambiando idee e opinioni, con personaggi di estrazione politica molto diverse dalle sue, come Ugo Gregoretti recentemente scomparso. Giordani era figlio di Igino Giordani, cofondatore insieme a Carla Lubitch dei Focolarini , il Movimento laico all’interno della Chiesa Cattolica , che promuove l’unità della famiglia. Le sue posizioni politiche erano vicine alla Democrazia Cristiana, ma era sempre pronto a confrontarsi con idee diverse senza nessuna preclusione, anzi considerandolo uno scambio arricchente, e mantenendo un rispetto totale, umano e professionale, verso il suo interlocutore. Francesco Bortolini non accettò poi la collaborazione propostagli da Giordani per divergenze sul programma (“Variety”, il titolo, ed era uno spaccato di attualità e spettacolo realizzato con grandi registi come Mauro Bolognini , Pupi Avati). Posso dire che fu un anno terrificante? Avevo capito che mi veniva data un’occasione : lavorare con i grandi, quelli che sapevano fare la televisione ed allora dovevo imparare il più possibile. Non mi esimevo dal fare quella che si chiama “la gavetta” pur di imparare. Ero stremata alla fine del programma e pensavo che tutta quella fatica non mi avrebbe portato a niente. Gli autori di “Variety” erano Paolo Giaccio e Guido Sacerdote. Giordani, come Capostruttura, seguiva il programma con estrema cura e attenzioni, perché funzionava così, il Capostruttura si sentiva ed era responsabile di quello che andava in onda e quindi spettava a lui scegliere la linea editoriale del programma. Giordani lo vedevo pochissimo, lo incrociavo nelle sale di montaggio ( in moviola, come si chiamavano allora : i servizi si giravano e si montavano in pellicola, con la “ pressa”, uno strumento apposito, si tagliavano e incollavano le diverse parti della pellicola, a me sembrava di vedere cucire un abito). Sentivo, da lontano, le discussioni o le approvazioni su ogni pezzo e non c’era regista di fama più che consolidata che si potesse esimere dal suo giudizio: furioso quando riteneva un pezzo mal fatto, generoso di lodi di fronte alla bravura…..
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