A Maria ero legata da un profondo affetto familiare. Nata a Taranto , in una famiglia numerosa, era la seconda di sette fratelli e aveva cresciuto i più piccoli con una certa severità , mista però ad un’intelligenza e ai sani principi dell’antica famiglia pugliese dalla quale proveniva. Era una donna molto forte, non aveva figli e, cosa per lei non usuale, aveva nei miei riguardi una particolare tenerezza che celava sotto un atteggiamento a volte ruvido, era sempre dalla mia parte, anche se non lo esprimeva a parole, avendo un gran pudore dei suoi sentimenti, sapeva trasmettermi un forte senso di protezione. Aveva una forma di diabete piuttosto grave , ma mantenne il suo carattere indomabile anche nei riguardi della malattia. Mi ha insegnato a riconoscere le ambiguità e i pericoli della vita, era una donna molto vitale e, a volte , non si tratteneva dall’addentare meravigliosi cannoli siciliani, o dall’ assaporare un gustoso piatto di orecchiette con le cime di rapa, piatto tipico pugliese, nonostante la sua malattia. L’accompagnavo spesso dai medici per aiutarla perché anche gli occhi erano stati colpiti dalla malattia. Un giorno , durante una visita medica , il dottore le chiese: “ Signora quanti anni ha?” Vedendola incerta nella risposta, pensando di venirle in aiuto, la precedetti dicendo il suo anno di nascita. Quando uscimmo , per strada, mi fece una terribile lavata di capo dicendo che non dovevo dire la sua età al medico! Tentai di difendermi da quel fiume di parole: “ Maria era un medico, doveva sapere la tua età!”…. Replicava: “Una signora non deve mai dire la sua età e, soprattutto, non le deve mai essere chiesta” Non ci fu verso di convincerla anche se in seguito ridemmo molto su quell’episodio, perchè Maria possedeva una buona dose di ironia. Era una donna elegante, alta, con un portamento aristocratico, non usciva mai di casa se non perfettamente truccata, anche se doveva andare a comprare solo un po' di frutta. Maria aveva allora circa 75 anni (continuo a sentirmi in colpa a dirne l’età!), quello che era un vezzo di alcune , non tutte, le donne della sua generazione, adesso è diventata una mania nel senso opposto. Si vuole sempre sapere quanti anni abbia il nostro interlocutore, la persona che abbiamo appena conosciuto, un amico ritrovato… sembra il chiodo fisso che tormenta la nostra mente, si arriva spesso a “torture” estetiche per mistificare gli anni che si hanno. Dall’età si sfugge sempre , quando si è piccoli si vuole crescere in fretta , quando si arriva all’adolescenza si vorrebbe scappare da quel periodo così complicato , la giovinezza non è priva di tormenti , la maturità fa sospirare perchè si pensa che la vecchiaia è alle porte ….ma se si provasse a vivere tutte le età della vita nella loro bellezza senza chiedere, e chiedersi, in continuazione : “Quanti anni hai?”
Matteo Iacopini ha 15 anni, negli occhi la luce di un'intelligenza vivace, ma anche i barlumi di una fanciullezza appena lasciata : scuri e vivaci, scrutano l'intervistato, pronto ad ascoltare e, se è il caso, a ribattere. Sì perchè Matteo ha una passione, intervistare, raccontare: vuole essere un reporter. Ha cominciato per gioco a 13 anni, andando con gli amici a Ponte Milvio, anzi a Ponte " Mollo" come lo chiama lui e i "vecchi" romani, quelli proprio "de Roma" e facendo le sue prime interviste. E adesso " per Matteo è diventato un lavoro" mi racconta il padre, l'Avvocato Luca Iacopini, da lui Matteo ha ereditato l'acutezza e la rapidità, ma sicuramente anche la mamma Valentina Temperini ha messo del suo in un figlio così "speciale". Studia, ma quel correre a cercare le curiosità, i pareri dei suoi coetanei e dei passanti sui più diversi argomenti è diventata la parte centrale della sua vita, Matteo si considera un ...
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