Una sosta quotidiana, ai tempi di “Colosseum", era l’edicola di Via Teulada. Un locale (ora c’è un negozio di abbigliamento) elegante, accogliente, ai lati metteva in bella mostra le riviste, le potevi prendere, sfogliare per comprarle o rimetterle in bell’ordine nel posto dove le avevi trovate. In fondo ti aspettava l’edicolante con il suo banco, circondato dai giornali che ti porgeva con gentilezza, sembrava una libreria più che un giornalaio. Ci passavo prima di arrivare alla “Tecno77”, dove si realizzava “Colosseum”, si trovava a Via Gomenizza 3, la strada che costeggia il Palazzo della Rai in fondo a via Teulada. Era anche la fermata obbligata con Emilio Ravel quando partivamo insieme da Viale Mazzini diretti al montaggio. Si chiacchierava di molte cose durante quella passeggiata: Ravel era un uomo colto, spiritoso e di grande educazione. Una volta gli chiesi “ Emilio come è venuta in mente a Brando e a te l’idea di “ Odeon” ?”. Odeon fu un programma di grande successo creato al Tg2 negli anni 1976 1978, il sottotitolo era “ Tutto quanto fa spettacolo”, per la prima volta si videro in televisione le ballerine del Crazy Horse, famosa la sua sigla suonata dalla rockstar Keith Emerson. “ Perché ci annoiavamo” mi rispose sorridendo, ma non del tutto: “volevamo inventare qualcosa che fosse di rottura rispetto alla televisione tradizionale”. Una risposta ( Brando Giordani, nei suoi racconti, mi confermò lo stesso spirito), che fa capire la ricerca continua nel campo del lavoro in quegli anni. Giornalisti del calibro di Giordani e Ravel, con inchieste e documentari alle spalle, cercavano sempre di stupire e di trovare nuove formule che arrivassero ai telespettatori. All’edicola, sotto lo sguardo attento dell'edicolante, si scambiavano impressioni e chiacchiere con gli avventori del negozio che erano spesso colleghi e amici che lavoravano a Via Teulada, la sede mitica della Rai, con il suo cuore pulsante, il cortile , dove adesso come allora, si formano i capannelli di persone a chiacchierare intorno alla fontana, prima zampillante, ora silente. Emilio ed io uscivamo dall'edicola con un fascio di riviste e giornali sottobraccio e, arrivati alla "Tecno 77", venivo accolta dalla voce di Armando Portone, che curava la regia del montaggio di "Colosseum": “ E’ arrivata la giornalista…??!”, sapendo che portavo i giornali.....Fu profeta...
Matteo Iacopini ha 15 anni, negli occhi la luce di un'intelligenza vivace, ma anche i barlumi di una fanciullezza appena lasciata : scuri e vivaci, scrutano l'intervistato, pronto ad ascoltare e, se è il caso, a ribattere. Sì perchè Matteo ha una passione, intervistare, raccontare: vuole essere un reporter. Ha cominciato per gioco a 13 anni, andando con gli amici a Ponte Milvio, anzi a Ponte " Mollo" come lo chiama lui e i "vecchi" romani, quelli proprio "de Roma" e facendo le sue prime interviste. E adesso " per Matteo è diventato un lavoro" mi racconta il padre, l'Avvocato Luca Iacopini, da lui Matteo ha ereditato l'acutezza e la rapidità, ma sicuramente anche la mamma Valentina Temperini ha messo del suo in un figlio così "speciale". Studia, ma quel correre a cercare le curiosità, i pareri dei suoi coetanei e dei passanti sui più diversi argomenti è diventata la parte centrale della sua vita, Matteo si considera un ...
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