Entro in un negozio di abbigliamento , in una delle strade principali della Capitale. Mi viene incontro una ragazza , con un sorriso gentile pronta ad ascoltare le mie richieste. Sento il suo accento spagnolo e , mentre sceglievo il capo che desideravo, le chiedo . “ E’ spagnola?” “Venezuelana” mi risponde. Mi viene naturale esprimere la mia solidarietà per una situazione così difficile e complicata del suo paese. La giovane, con grandi occhi scuri, che rivelano tormento e incredulità allo stesso tempo, mi racconta di essere arrivata in Italia a febbraio, dopo la morte della madre. “ Era malata di sclerosi multipla, poi è sopraggiunto un brutto tumore… ma non avevamo le medicine per curarla, non si trovano medicine in Venezuela, non si ha idea di quanto la situazione sia tragica..” . “Sei stata brava a trovare lavoro” le dico, quasi per rincuorarla.. “ non è stato facile .. io sono commercialista , laureata in economia e commercio, avevo creato una linea di abbigliamento a Caracas…” Ha negli occhi lampi irrequieti di chi vorrebbe vivere una vita normale a 30 anni o giù di lì. Il padre lavora in un negozio di ferramenta : “ Ma alle due deve chiudere , da quell’ora è precluso qualsiasi tipo di lavoro , staccano tutto : acqua, elettricità. Ha sofferto per la mia partenza (sono unica figlia) ma ora dice che ho fatto bene…manca tutto in Venezuela…i generi di prima necessità. E’ una situazione che non si risolverà facilmente” aggiunge “c’è troppa rabbia , troppo odio ..non si va da nessuna parte in questo modo” Mi racconta che ha inviato al padre uno scatolone enorme con cibo, carta igienica, dentifricio…tutto quello che gli può servire .. Così faceva, quando lei era ancora in Venezuela , una sua zia che vive in America. “ Mi ricordo la mia felicità quando arrivava quello scatolone …ma poi pensavo: sono felice per una cosa assurda … questi prodotti dovrei essere libera di entrare in un negozio e comprarli…” Con questa ultima immagine ha riassunto l’aberrazione della vita in Venezuela. Ci salutiamo con fraterno affetto. Forse, dopo aver comunicato il suo dolore, per un attimo si è sentita più sollevata.
Percorriamo in bicicletta, Monica ed io, i vialetti di Fregene, alla ricerca della casa di Federico Fellini e Giulietta Masina, in Via Portovenere. Eccola! C'è un pò di emozione in noi, perchè tutto quello che riguarda il grande Maestro emoziona ed immaginare che, in un periodo della sua vita, abbia vissuto in questa casa, passeggiato nel giardino, pensato i suoi magici film, creato i suoi disegni ci fa muovere quasi con circospezione al di là del cancello, come se il Maestro fosse ancora lì e noi lo potessimo disturbare. Federico Fellini e Giulietta Masina misero su questa casa nel 1961, come racconta la stessa Masina a Costanzo Costantini. La grande coppia si innamorò di Fregene verso la fine degli anni cinquanta e decisero di comprarsi la casa dove trascorsero periodi sempre più lunghi. Diventata troppo piccola, perchè "affollata" dai moltissimi amici del mondo del cinema, nel 1966, comprarono un terreno dove costruirono una grande villa a due piani a Via Volosca 1...
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